Che la confusione regni ormai sovrana in Italia è cosa nota, e ne paghiamo il prezzo con il pressappochismo politico e amministrativo, con l’illusione di troppi uomini di potere e cittadini (?) che non contano nulla, con il susseguirsi irrefrenabile di frasi ad effetto da bar sport di provincia senza alcuna attinenza alla realtà pronunciate da gente che avrebbe il dovere di ricordare la propria responsabilità e con la rinuncia al carattere di cittadini da parte di milioni di italiani ormai rassegnati o compiaciuti del mercato che li disumanizza.
La scemenza proferita nel solco dell’eccitazione, (unica attività cerebrale che caratterizza molti leghisti) da un consigliere comunale della lega nord di Ferrara, eccitazione che gli ha consentito di accostare nientemeno che la Resistenza (con la R maiuscola) alla vergognosa ed infame reazione degli abitanti di Gorino contro dodici donne e otto bambini profughi dalla Nigeria, Costa D’Avorio e Nuova Guinea che altrimenti, complici il prefetto e gli amministratori locali, avrebbero certamente invaso e saccheggiato il loro ridente villaggio di pescatori, ne è un esempio, per quanto non unico né limitato.
Certo, fossero venute delle belle figliole nere da quei paesi per subire la schiavitù della prostituzione, non avrebbero avuto da ridire molto di più che qualche perbenista mugugno (ma fino alle dieci di sera, che poi si fa un bello strappo all’etichetta e si approfitta dei loro servizi). Almeno, così sembra essere stato finora, non ci risulta che in quelle zone, ormai anch’esse assai diverse dai tempi eroici evocati dallo sprovveduto consigliere, ci siano mai state levate di scudi contro i deportati che lavorano per due soldi nelle stalle, nei campi, e in altre privilegiate attività riservate ormai solo a loro.
Ma quando arrivano queste giovani madri con cuccioli al seguito, certamente avanguardie di orde ben più nutrite e agguerrite, come non reagire? Seicento persone, abitanti di un paese noto solo a loro, devono pur difendersi da un’invasione in massa di ben venti morti di fame, di cui 8 bambini, che se li lasci fare poi crescono pure.
Seriamente: coltivino pure i leghisti il loro odio e la loro meschina disumanità, si facciano paladini delle tutele dei ricchi e urlino la loro cieca ferocia, grati della tolleranza ultraesagerata delle istituzioni della Repubblica antifascista (fino a prossima revisione costituzionale). Si sfoghino, dunque, aizzino la paura, cifra dominante di una società individualista che ha sostituito quella della solidarietà, dove ormai l’accoglienza è buona solo se genera profitto, e su quella paura si illudano di costruire le loro misere fortune elettorali.
Ma lascino in pace la Resistenza, non sporchino chi ha combattuto perché si distruggesse il germe del razzismo che il fascismo aveva così diligentemente piantato e coltivato, con un impegno lungo, costante ed oneroso, degno di miglior causa.
E davvero vergognatevi “voi che vivete nelle vostre tiepide case…” e negate il riconoscimento della dignità e dei diritti di uomini e donne non certo perché “stranieri”, che è parola priva di qualsiasi significato almeno da quando esiste la ferrovia, ma perché povero, perché disperato, bisognoso di tutto.
Ma forse stranieri lo sono davvero, non quelle donne e quei piccoli inermi e spaventati al loro seguito; stranieri sembrano coloro che si estraniano dal consorzio civile degli uomini e delle donne, e che si recintano nello loro illusorie riserve di effimero benessere. Certo, qualsiasi cosa si dica in tema di valori e di solidarietà può essere dileggiata come retorica, come buonista, come bellanimismo.
Ma se questa gentaglia che si comporta in questo modo sapesse cosa hanno davvero fatto i loro nonni lì, nei loro paesini della Bassa Padana, quando c’era da accogliere i profughi (tanti, tanti bambini) che venivano dal fronte di Cassino dopo la decimazione della popolazione e la distruzione delle condizioni minime di sopravvivenza della guerra, e se riuscissero a capire quali lacerazioni si portano addosso e dentro quei poveri mucchi di stracci che arrivano oggi (quelli che arrivano!) con le carrette del mare, allora saprebbero che chi li guida in questa inutile e criminale campagna contro i pezzenti, contro i reietti e le vittime sono esattamente l’opposto di quelli che nominano, senza sentire nemmeno il bisogno di vergognarsi. Quelli, i Partigiani e quelli che li hanno preceduti nelle lotte secolari contro la schiavitù di quei territori, dalle risaie alle ferriere, dalle campagne alle fabbriche moderne, lottavano esattamente per obiettivi opposti. Lottavano perché i pezzenti (così erano orgogliosi di farsi chiamare) avessero il loro posto nell’umana dignità, non fossero più guardati come servi o come pericoli, ma come esseri umani.
Ma, oltre ai malvagi e disonesti, c’è fra loro, ed ovunque nel Paese, gente perbene, che si comporta come loro perché ha veramente paura. Sarebbe ora che le istituzioni e le forme della politica, primi fra tutti partiti, sindacati e libere associazioni, si facciano carico di sconfiggerla, questa paura. Escano anch’esse dal silenzio, lascino perdere il parlare sottovoce, da politicamente corretto, e sveglino le coscienze. È l’unica via.
ANPI – Comitato provinciale di Frosinone.