Il secondo numero di questa splendida rubrica… prende spunto dal primo.
Rimaniamo in terra anglosassone, ma spostiamo la lente d’ingrandimento su colui che forse merita davvero di essere osannato come il più grande scrittore inglese. Sarà un compito ardito parlare di Oscar Wilde, più precisamente dell’opera che a parer mio meglio rappresenta la natura dell’autore: ‘Il ritratto di Dorian Gray’.
Oscar Wilde, al contrario dell’autore citato nel primo numero della rubrica, ci ha lasciato aforismi che dal 1800 ad oggi conservano comprensibilità e soprattutto riscontro anche nell’epoca attuale. Grande aforista dunque, poeta, giornalista e anch’esso drammaturgo. Proprio dagli aforismi traiamo il suo pensiero e i suoi insegnamenti, che però non pubblicò in raccolte, essi vanno estrapolati dalle sue opere. Da vari momenti della sua vita. O su Wikipedia se volete.
Il romanzo di cui voglio parlare è ambientato a Londra, nel 19° secolo.
Il giovane Dorian, di famiglia benestante ma inesperto e ancora inconsapevole delle possibilità che la propria bellezza fisica gli regalerà, avrà occasione di fare due conoscenze che influenzeranno, in modo prima esaltante poi tragico ed irreparabile, il percorso della sua esistenza.
In un’ epoca borghese, caratterizzata dalle buone maniere all’interno dei salotti e dalle attività poco raccomandabili nelle strade oscurate dalle notti londinesi, Dorian farà amicizia con Basil Hallward, un pittore con il quale nascerà un intimo rapporto . Quest’ultimo è affascinato dalla bellezza del ragazzo al punto da dipingerne il ritratto, per la cui immagine lo stesso Dorian comincerà a provare invidia, poiché dipinta e dunque, al contrario della sua figura in carne e ossa, immune dall’invecchiamento.
Ma la persona che plasmerà in modo marcato la personalità di Dorian sarà Lord Wotton; egli, personaggio chiave del romanzo, trasmetterà il suo pensiero a Dorian, che metterà in pratica quelle che per il Lord erano sempre rimaste semplici teorie.
Grazie a Lord Wotton, Dorian comincerà a convincersi sempre di più dell’importanza della bellezza, comincerà ad abbandonarsi al peccato, a farsi vincere da ogni tentazione, a fare cose che nella società dell’epoca erano indicibili, ma che tutti nel profondo avrebbero voluto provare. Qui credo si evidenzi l’analogia di Lord Wotton con la società vittoriana londinese. Le depravazioni del giovane Dorian si riflettono in alcuni casi con quelle dello stesso autore nella sua vita reale.
Le depravazioni di Dorian porteranno alla crisi del rapporto con la sua compagna, ma soprattutto a una sorta di patto col diavolo, cioè con il suo io interiore malvagio, per cui i difetti e le pecche della sua coscienza si trasmetteranno sul dipinto. Esso ben presto assumerà le sembianze orripilanti della coscienza del ragazzo, tanto da divenire inguardabile e degno di un nascondiglio sicuro, la soffitta dalla sua immensa residenza. Soffitta che potrebbe essere accostata al lato più nascosto dell’animo del giovane.
La sparizione del ritratto stimolerà i sospetti di Hallward, il pittore autore del dipinto, che si farà sempre più pressante nei riguardi di Dorian il quale, a sua vota, riterrà Hallward la causa dei suoi mali in quanto autore di un’opera tanto malvagia. E’ così che arriverà ad uccidere il suo amico pittore.
Dorian si pentirà del suo scatto d’ira e sarà sempre più spaventato delle orrende trasformazioni del ritratto, che di fatto è oramai lo specchio della sua anima. Quando i rimorsi, le paure e il pentimento arriveranno al culmine, Dorian squarcerà il quadro con un coltello, ma sarà lui stesso ad essere rinvenuto cadavere, in stato di decomposizione stranamente avanzato e con un coltello piantato nel cuore. Ai piedi del suo famoso ritratto, ridivenuto immacolato.
Anche nella conclusione di questa storia si intravedono analogie con la vita vissuta dall’autore. La fase dell’esame di coscienza e del pentimento di Oscar Wilde, che superati i 40 anni, malato ed in punta di morte, decide di convertirsi alla religione cattolica. Si fece battezzare e confessare, poco prima di ricevere l’estrema unzione.
Oltre al romanzo vi consiglio la visione del film “ Dorian Gray ”. A me è molto piaciuta l’interpretazione dell’emblematico personaggio di Lord Wotton che appare un po’ come il lucignolo della situazione, “la cattiva compagnia”. O forse semplicemente la forza interiore che ci spinge ad osare e a mollare i freni. Ovviamente è doveroso dire che la qualità della pellicola non rende giustizia al romanzo la cui bellezza non permette il paragone.
A dimostrazione che il compito era davvero troppo ardito è Oscar Wilde in persona a contraddirmi e sbriciolare tutti i paragoni e le analogie che ho proposto. Infatti questo mostro sacro della letteratura ci lascia tra i tanti, il seguente pensiero:
La vita non può essere scritta, la vita può essere soltanto vissuta.
Contraddizione di Wilde o madornale errore del sottoscritto?
Bellissima chiave di lettura. 5 stelle per te!! :))
bell’ articolo! nelle prossime puntate si parlerà di Joyce, Swift, Keats, Woolf? 🙂
mmm… no,ho in mente qualcosa di diverso. Ma su questi nomi magari ci farò un pensierino.