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Goodbye Gino

RACCONTO FANTASIOSO LIBERAMENTE ISPIRATO AL FILM GOODBYE LENIN

Il 15 Aprile del 2013, tre amici di diversa estrazione sociale, si ritrovarono entusiasti per votare alle Quirinarie, indette, dal Movimento Cinque Stelle.

Salvatore, Beppe e Rosa decisero di incontrarsi a casa di quest’ultima e di far sentire finalmente la propria voce nei palazzi del potere. Erano entusiasti, dopo anni di cocenti delusioni politiche. Trovavano in quei nomi la decisione, la chiarezza, la purezza che ormai il Pd aveva perso ed il coraggio che forse era mancato a Vendola e alla sua Sel.

Salvatore era il più anziano del gruppo. Una vita in prima linea contro i “padroni” nelle fabbriche, uomo della sinistra operaista, spirito combattivo da sempre, non aveva digerito il Governo Monti ma soprattutto la legge Fornero che dopo una vita sulla catena di montaggio lo aveva fatto diventare un esodato. “Esodato, ti pare che dopo 35 anni di lavoro in fabbrica posso essere definito e-s-o-d-a-t-o. Mi hanno proprio rotto le palle, questa volta non li voto. Voto questi ragazzi, voto il Movimento Cinque Stelle. Loro smuoveranno le coscienze a quei vecchi dirigenti del centro-sinistra”. Per mesi con chiunque e dovunque dalla fabbrica alla piazza ripeteva incessantemente queste parole.

Beppe era il nipote di Salvatore. Anti-berlusconiano convinto. Nel 1994 quando il Cavaliere vinceva le elezioni lui compiva 18 anni. Ricorda(va) ad una ad una le leggi ad personam, si innervosiva al solo pensiero di sentire gli editoriali di Vittorio Feltri. Odiava Forza Italia, La Lega, An. Tutto quello che si muoveva nell’orbita del Silvio Nazionale. Questo è campato 20 anni perché non abbiamo mai fatto una legge sul conflitto d’interessi. Ti pare che la sinistra possa corteggiare Casini, quello che candida Totò Cuffaro. Non ne posso più di questa situazione. Prima di votare i referendum sul legittimo impedimento, prima di schierarsi ci hanno messo una vita. Sono stufo. Voto la moralità. Voto ragazzi giovani che veramente vogliono far  la guerra a Berlusconi e al centro-destra.

Rosa, invece, è un’amica di Salvatore, giovanissima. Ha votato per la prima volta nel febbraio del 2013. Ha seguito da subito i primi meetup dei cinque stelle. Le brillavano gli occhi a sentir parlare di democrazia diretta, di trasparenza ma soprattutto di acqua pubblica e di no al nucleare. Vedeva e credeva nella rivoluzione ambientale. Aveva capito prima di tanti altri che quello poteva essere il futuro. In quelle cinque stelle vedeva un orizzonte per la sua generazione. Generazione dimenticata, illusa, figlia di un dio minore.

Beppe passa a prendere Salvatore ed insieme si dirigono da Rosa che li aveva invitati. Avevano deciso votare, insieme, per le Qurinarie. Beppe, il più agitato, ripeteva ossessivamente tutti i nomi al nipote:  Gabanelli, Gino Strada, Rodotà, Zagrebelsky, Imposimato, Emma Bonino, Gian Carlo Caselli, Prodi, Dario Fo. Ci sono proprio tutti è- sorrideva.

5 stelle Gino Strada

Rosa gli accoglie con un buon bicchiere di vino rosso e un ricco aperitivo da lei preparato. “Mica potevo farvi scegliere un Presidente della Repubblica a stomaco vuoto”. Dopo un po’ di confronti i voti saranno questi: 1 voto alla Gabanelli ( Rosa), 1 a Gino Strada ( Beppe), uno a Rodotà (Salvatore). Parlavano tra di loro dell’imbarazzo di Bersani, della difficoltà che traspariva in quella che era la stata la loro casa politica ma alla fine erano convinti che presto o tardi, prima o poi, quel governo del cambiamento con la sinistra sarebbe nato. La Lombardi, no, non era piaciuta. Forse non era il momento. Ma la politica aveva comunque ridato loro una speranza.

Zio e Nipote, dopo una bella chiacchierata andarono via, ma proprio all’incrocio tra via Aldo Moro e Piazzale Sandro Pertini, la macchina sbandò e finirono schiantati su un muro. Le speranze erano ridotte al lumicino. Invece, come due grandi combattenti, riuscirono ad aggrapparsi alla vita e dopo un lungo periodo di coma, durato, 5 anni si risvegliarono. Piano e piano senza shock ripetevano i dottori potrete riportarli alla vita normale, di tutti i giorni. Ma mi raccomando evitate notizie brusche.

Per il primo periodo, i primi giorni, Rosa e gli amici, dicevano semplicemente che i dottori avevano vietato di parlare di queste cose. Ma Beppe e Salvatore volevano sapere, volevano capire se quel voto così importante fosse poi servito a qualcosa. Rosa non aveva avuto il coraggio di spiegare. Troppe cose complesse: si vivevano i giorni dell’Impeachment, del governo Giallo-Verde, dell’accordo con Salvini.

Appena poté, Salvatore, fece a modo suo tutto da solo, prese il pc e inizio a scrivere. Voleva capire e partì digitando proprio quei nomi e quella cantilena che ricordava a memoria: Gabanelli, Gino Strada, Rodotà, Zagrebelsky, Imposimato, Emma Bonino, Gian Carlo Caselli, Prodi, Dario Fo. Ricordò il suo voto, Gino Strada. Partì da lui e trovo tra le news questo: https://www.huffingtonpost.it/2018/06/10/gino-strada-ho-70-anni-ma-mai-avrei-piu-pensato-di-vedere-ministri-razzisti-nel-mio-paese_a_23455294/. Sobbalzò! Impreco contro tutto e tutti! Non poteva credere ai suoi occhi. Salvini Ministro degli Interni. Nooo, avrà vinto di nuovo la destra le elezioni. Nel frattempo arrivò Rosa, lo blocco, si fece coraggio e inizio a spigare questi lunghi assurdi cinque anni di politica Italiana.

Partì dai 101 e dal Napolitano Bis, dal governo Letta, spiegò <l’Enrico stai sereno> e l’arrivo di Matteo Renzi. Si fermò. Spiegò cosa fosse diventato il Pd (art 18, sblocca Italia) che era ancora più lontano da quello che non aveva votato lui, si soffermò sull’elezione di Mattarella, arrivò alla teorizzazione del Partito Nazione e al Referendum Costituzionale. A quel punto Salvatore la bloccò e gli chiese, implorando, dimmi che abbiam vinto? Tra l’emozione e la commozione spiegò che quella Riforma era stata bloccata. Poi arriva Gentiloni, si cambia la legge elettorale e si va ad elezioni. Rosa si fermò, ancora, per prendere fiato e per spiegare chi fosse Salvini, qual era il clima nel paese, quali erano gli equilibri nell’Italia del 2018. Disse al suo amico che purtroppo sia Imposimato, sia Rodotà avevano lasciato questa Terra. Uscì qualche lacrima.

Si vabbè ma il Movimento Cinque Stelle esiste ancora? Certo che esiste- esclamò Rosa- abbiamo la Sindaca di Roma, Di Torino, il primo cittadino di Livorno e governiamo tante altre città. Non ci credo, mi prendi in giro, la fermò sghignazzando il vecchio compagno. Siamo la nuova sinistra allora, se il Pd è in mano a quello li. Noi siam la nuova sinistra, gridò. Poi di colpo, si bloccò, all’istante. Ripensò all’articolo di Gino Strada ed esclamò: ma Berlusconi è quindi Presidente del Consiglio, se Salvini è Ministro degli Interni. Dai, senza scuse, raccontami queste ultime elezioni.

L’espressione della giovane ragazza cambiò. Non sapeva come fare. Come dire. Come spiegare ad una persona che cinque anni prima aveva votato Gino Strada che ora loro erano gli alleati di Salvini.

“Sai la politica italiana cambia velocemente, muta, siamo di nuovo in sistema proporzionale. Il Movimento Cinque Stelle è il primo partito d’Italia. Gli altri partiti, sono in seria difficoltà. Son tutti morti dicevamo, forse avevamo ragione.

Fermati, Fermati, Fermati. Se noi siam primo partito, perché non siamo al governo? No, siamo anche noi al Governo. Abbiamo fatto un contratto di governo con la Lega di Matteo Salvini, il Presidente del Consiglio è Giuseppe Conte, un professore.

Salvatore si gelò. Sbatté i pugni sul tavolo. Impreco, borbottò, poi disse uno gelido “continua”. C’è poco altro da dire se non che abbiamo bloccato una nave con 600 persone in mare aperto, ora andrà in Spagna.

Ma in questa fase, perché non avete bloccato con una votazione on line, cosa si sono detti nello streaming- rimbombò nella stanza. Nulla o meglio non lo sappiamo perché non ne abbiamo fatto uno… Ma forse era meglio così, tanti dicono che ormai la nostra base, è molto vicino a quella della Lega.

Gino Strada, vs 5 stelle

E qui all’anziano combattente scappò solo un genuino: andate a quel Paese, altro che vaffaday

Scrisse su google “Prodi” uscì fuori un articolo: http://www.repubblica.it/la-repubblica-delle-idee/bologna2018/2018/06/07/news/prodi_le_democrazie_liberali_hanno_perso_la_sfida_-198408280/ ed esclamò <questi stan peggio di prima>

Scrisse Bersanì, provò a capire cosa fosse Leu, ma sentenziò che anche da quelle parti la situazione non era florida.

Scrisse Vendola e scopri che la vecchia Sel non c’era più.

Schiumava rabbia. Letteralmente rabbia. Senza dire null’altro pianse, pianse a dirotto per i suoi ideali, per le sue battaglie, per un Mondo nel quale non si riconosceva più e, ci è sembrato di capire, tra un pugno scagliato sul tavolo ed un’imprecazione, una sentenza dura come il suo sguardo: “è tutto da ricostruire, mi han fregato anche sta volta”. Inserì in un vecchio giradischi “L’Avvelenata” di Guccini e guardò l’orizzonte.

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Umberto Zimarri
..Io, giullare da niente, ma indignato, anch'io qui canto con parola sfinita, con un ruggito che diventa belato, ma a te dedico queste parole da poco che sottendono solo un vizio antico sperando però che tu non le prenda come un gioco, tu, ipocrita uditore, mio simile... mio amico...

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