Legambiente presenta Ecomafia 2016: il punto sulla criminalità ambientale in Italia
Fonte originale dell’articolo: http://www.legambiente.it/contenuti/dossier/rapporto-ecomafia-2016
Anche quest’anno, Legambiente ha redatto il report sull’attività delle mafie in ambito ambientale e come sempre ci sembra il minimo divulgare il più possibile questi dati estremamente gravi per lo sviluppo sostenibile del nostro Paese. Difendere l’ambiente, a tutti i livelli, non può non passare dalla consapevolezza a 360° di un fenomeno tanto complesso quanto pericoloso.
Il Rapporto Ecomafie del 2016 vede un leggero calo del numero dei reati ambientali e un esiguo aumento degli arresti, prima conseguenza dell’avvenuta legislazione contro i delitti ambientali. Per la prima volta da quando avviene la misurazione si assiste ad una minima flessione. I numeri restano comunque e purtroppo molto gravi: si parla di 76 reati a giorno, più di 3 ogni ora. Nel 2014, i reati accertati erano circa 80 al giorno. Nel 2015, anno di riferimento, le persone denunciate sono state 24.623 mentre i sequestri sono pari a 7.055.
Il quadro globalmente positivo mostra, invece, la sua faccia peggiore nelle regioni più colpite dall’azione delle mafie: in Campania, Calabria, Sicilia e Puglia abbiamo 13.388 infrazioni penali, con un incidenza del 48,3% sul totale nazionale. L’incidenza nel 2014 era pari al 44,6%.
Le ecomafie hanno la perfida abilità di riuscire a diversificare la loro azione, infatti analizzando nel dettaglio i “numeri” troviamo un quadro variegato che mostra come si è visto una tendenza generale positiva, mentre l’azione delle cosche cresce in alcuni specifici settori. Aumentano gli illeciti nella filiera agro-alimentare, resta altissima la speculazione in ambito edilizio-speculativo (raddoppiata dal 2007 ad oggi), mentre finalmente flettono al ribasso gli illeciti nel ciclo dei rifiuti ( nel quale primeggia la Campania, con il 18% nazionale). La regione Campana paga un dazio elevatissimo anche per quanto riguardano i roghi dolosi. Complessivamente, sull’intero territorio nazionale, sono andati in fumo qualcosa come 37000 ettari di aree verdi o boschive. Quadro a tinte fosche per i campani se si raggruppano i dati su base provinciale: malissimo le province di Napoli e Salerno, con 1.579 e 1.303 reati, seguite dal Roma (1.161), Catania (1.027) e Sassari (861).
Aumenta, purtroppo, la piaga del capolarato: in 80 distretti agricoli sono stati segnalati e denunciati fenomeni di capolarato. Addirittura circa il 56% dei lavoratori delle aziende ispezionate sono irregolari, ben 713 i casi di sfruttamento.
Il rapporto Ecomafie 2016, spiega, Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente – ci racconta il brutto dell’Italia, segnata ancora da tante illegalità ambientali, ma in questa edizione 2016 leggiamo alcuni fenomeni interessanti che lasciano ben sperare. Dati e numeri, in parte in flessione, che dimostrano quali effetti può innescare un impianto normativo più efficace e robusto come i nuovi ecoreati, in grado di aiutare soprattutto la prevenzione oltreché la repressione dei fenomeni criminali. La prevenzione è la moneta buona che scaccia quella cattiva: è necessario creare lavoro, filoni di sviluppo economico e produttivo nei territori più a rischio, sostenere le centinaia e centinaia di cooperative e di imprese, che anche nel sud stanno cercando di invertire la rotta, puntando su qualità ambientale e legalità. E nel prevenire le ecomafie, oltre all’impegno dei territori e dei singoli cittadini, è importante una presenza costante dello Stato che deve essere credibile e dare risposte sempre più ferme, perché quando lo Stato è assente la criminalità organizzata avanza con facilità invadendo i territori, l’ambiente e le comunità locali. Quando invece lo Stato è presente, difficilmente gli ecomafiosi possono rubare e uccidere il nostro futuro”.
IL BUSINESS ECONOMICO- La piovre della corruzione fanno sentire i propri tentacoli anche nel settore green: dal 1 gennaio 2010 al 31 maggio 2016 Legambiente ha contato 302 inchieste sulla corruzione in materia ambientale, con 2.666 persone arrestate e 2.776 denunciate. La Lombardia è la regione con il numero più alto di indagini (40), seguita da Campania (39), Lazio (38), Sicilia (32) e Calabria (27). Considerando l’insieme degli affari generati, il business malavitoso si è attestato a 19,1 miliardi. Il calo rispetto al 2014 è di quasi 3 miliardi di euro in meno. Questo dato, seppur positivo, è generato non da un’azione di contrasto, ma semplicemente da una diminuzione netta degli investimenti pubblici nelle regioni dove le mafie sono più forti e radicate.
RAPPORTO ECOMAFIE 2016: LE DIAPOSITIVE DI LEGAMBIENTE