L’ultima inchiesta che ha scosso il calcio nostrano è intitolata Dirty Soccer, “calcio pazzo”. In realtà lo sport ( nel senso profondo del termine) è poco mentre la fanno da padrone, corruzione, mafie, cricche e malaffare. Insomma gli ingredienti per una “storia italiana” ci sono tutti. In queste ore ovviamente, puntuale come un orologio svizzero, è partita la lunga marcia dell’indignazione: il solito fuoco di paglia che si spegnerà insieme ai riflettori dei media tra pochi giorni. Poi tutto o quasi resterà così come è adesso. Resteranno le reazioni dei professionisti dei talk arena ma quelle, purtroppo per noi, saranno riproposte alla prossima emergenza con un remake all’occorrenza.
Partiamo da un estratto della direzione Antimafia di pochi mesi fa: La cooptazione di esponenti della criminalità organizzata alla ricerca di consenso (alcuni dei quali condannati per associazione di tipo mafioso) nelle squadre di calcio costituisce un segnale emblematico….alla stregua della duplice valenza che tali incarichi hanno per l’associazione mafiosa, consentendole da una canto l’accesso ad un canale di riciclaggio dei proventi delle attività illecite attraverso investimenti apparentemente legali mediante le società di calcio stesse e, dall’altro, la costruzione di un’immagine pubblica che ottenga consenso popolare, stante il diffuso interesse agli eventi calcistici”.
Per essere più precisi nell’analisi un report di Libera, ” Le mafie nel pallone” è datato luglio 2010. “Football Clan”, il libro scritto da Raffaele Cantone sull’argomento è uscito nelle librerie l’ottobre del 2012.
Sì, in realtà era tutto già scritto, previsto e prevedibile. Come hanno reagito i dirigenti della nostra Federazione? Quali provvedimenti sono stati presi? Si può rispondere “Zero, nisba” citando Crozza che imita Salvini.
Popolarità consenso e denaro, sintesi perfetta degli obiettivi di certi politici ma anche della criminalità organizzata. La mano lunga delle Ndrine e delle mafie tutte, dunque, arriva e detta le sue regole. Regole utili a far piccioli e a sgonfiare il gioco più amato dagli italiani.
Le mafie nel pallone
Nel rapporto dell’Associazione guidata da Don Ciotti emergeva come le mafie erano ben radicate nel calcio, in particolare in quello “romantico” e di provincia. L’aspetto più pericoloso è che in questa zona grigia, mai sotto i riflettori, si muovono soprattutto ragazzi di 18-20 anni. Questo fenomeno così diventa ancora ancora più brutto e socialmente preoccupante, specialmente per chi ama nel profondo questo sport.
Dalla Lombardia al Lazio, abbracciando la Campania, la Basilicata, Calabria, toccando la Puglia, con sospetti in Abruzzo e con un radicamento profondo nell’isola siciliana. Piu’ di
30 clan direttamente coinvolti o contigui censiti nelle principali inchieste
riguardanti le infiltrazioni mafiose ed i casi di corruzione nel mondo del calcio.
E alla spartizione della torta il gotha della mafia, dai Lo Piccolo ai Casalesi, dai
Mallardo ai Pelle’, dai Misso alla cosca dei Pesce e Santapaola. Oggi i clan
guardano al mondo del calcio, controllano il calcio scommesse, condizionano
le partite, usano il calcio per cimentare legami della politica, riciclano soldi.
Se le mafie secondo il più recente rapporto dell’Eurispes producono
annualmente, un fatturato nero di circa 140 miliardi di euro che vale l’11% del
Pil attuale, cioè un nono del più classico misuratore economico, è evidente che
lo sport, in particolare il calcio, non sfugge agli interessi voraci di questa
economia sommersa e criminale, mai estinta e sempre carsica…Al vertice poche centinaia di professionisti, più facilmente controllabili perché sotto il raggio di luce dei riflettori, al fondo i cosiddetti dilettanti che, per il semplice fatto di percepire, anche un solo rimborso-spese sono infinitamente più condizionabili e manipolabili dei loro più illustri colleghi.
Potere economico, indottrinamento e voto di scambio. Una torta troppo ghiotta per non lasciarsela sfuggiere.
Football Clan
“Controllare la squadra del proprio paese porta prestigio alle ‘ndrine, crea consenso, getta le basi per il voto di scambio”. Poi ci sono le “carriere da accompagnare”, quelle dei calciatori che finiscono a giocare nelle grandi squadre del Nord“, così Raffaele Cantone presenta il suo saggio scritto a 4 mani con Gianluca di Feo. Nel libro vengono narrate moltissime storie che hanno fin dai tempi di Maradona (famosa la foto nella vasca a forma di conchiglia, accanto al boss Carmine Giuliano). Meno famose ma ugualmente gravi le vicendi accadute alla Mondragonese, all’Albanova, che successivamente all’arresto di Francesco Schiavone è scomparsa, e del Crotone che si spinse a regalare bazooka e kalashnikov per ricevere le grazie dei boss per salire di categoria.
Dirty Soccer
Mentre il Premier, Renzi, dichiara di voler restituire il calcio alle famiglie e il sempre presente Lotito afferma “renzianamente” di andare avanti come un treno, l’inchiesta prosegue e delinea un quadro a tinte nerissime.
La cronaca dei fatti ci dice che ieri 19 maggio sono state arrestate, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, 50 persone in tutta Italia con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Interessati dagli arresti residenti in Calabria, Campania, Puglia, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche, Toscana, Liguria Veneto e Lombardia. L’accusa formulata è di facile comprensione: un vero e proprio sottobosco criminale ben radicato nel mondo del calcio delle serie minori approfittano della loro funzione nelle società per combinare partite dei campionati, per scommettere sulle stesse partite. In due parole calcio scommesse. In manette presidenti, direttori sportivi e calciatori per una somma totale di 30 squadre coinvolte. Un affare tutto interno al calcio dunque? Neanche per sogno. In questa vicenda c’è la mano dei signori dell’est, padroni delle scommesse e della Ndrangheta. Anche in questo caso la trama è tanto semplice quanto grave: i malavitosi residenti in Russia, Serbia, Kazakistan e Slovenia, finanziavano con i loro ingenti denari il sistema “dirty soccer”. I giocatori venivano corrotti in modo da alterare il risultato, così facendo le organizzazioni criminali (italiane e straniere) investivano soldi tramite le scommesse sui risultati guadagnando denaro.
Un quadro triste, che fa rabbia e genera odio e disprezzo verso chi vuole toglierci la gioia di guardare e tifare lo sport che più amiamo. E’ evidente che ci sono storie e storie, dirigenti e dirigenti, ma non si può far finta di nulla. La realtà è chiara e ci dice che il mondo calcistico italiano purtroppo in alcuni aspetti ricalca tutti i difetti e i cancri cronici dell’Italia, compreso quello di avere una classe dirigente, in molti casi incompetente, che non manca mai occasione per esternare la propria ignoranza e/o il proprio razzismo risultando sicuramente molto più attenta alla poltrona che al bene comune e al futuro.