Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita.
Da qualunque parte tu venga, tu non sei estraneo,
Fa’ che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia inutile la nostra morte.
Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento,
Fa’ che il frutto orrendo dell’odio, di cui qui hai visto le tracce, non dia nuovo seme né
domani né mai!
Primo Levi
Se non sappiamo da dove veniamo, non riusciremo mai a capire quale società stiamo costruendo ma soprattutto dove tutto questo ci porterà. Ascoltare le parole dei sopravvissuti, leggere i racconti dei deportati mi svuota, mi fa raggelare il sangue, nasce una sensazione di impotenza di fronte ai fatti della storia. Due domande semplici e forse triviali riesco a formulare: come sia stato possibile tutto questo e fino a che a punto può spingersi la brutalità dell’uomo? A pensarci bene anche un’altra domanda mi viene in mente ed è se tutto questo potrebbe succedere di nuovo. Il sentimento di impotenza, quindi, si tramuta in qualcos’altro, probabilmente un indefinito timore verso il futuro.
Poi ti passano nella mente le immagini di Parigi, del Tibet e di Boko Haram in Nigeria, le gole sgozzate in Siria o in Iran, oppure facendo un salto nella storia recente si può parlare di Sebrenitza o le fossi comuni in Kosovo. Allora diventa evidente che quei sei milioni di morti, quella scritta beffarda e drammaticamente atroce sul cancello di Auschwitz non c’hanno ancora insegnato a “vivere come fratelli”. Il timore diventa rabbia ma la rabbia non ce la possiamo permettere ed è anche così che nasce l’imperativo morale di condividere per far riflettere sui fatti storici e sul nostro mondo.
In un vecchio articolo presente su L’Indifferenziato, tratto dal libero di H. Arendt, viene delineata la figura del perfetto burocrate Eichmann. “Adolf Eichmann incarna il modello dell’uomo comune, “dannatamente normale”, privo di patologie, un perfetto burocrate agli ordini dei suoi superiori. Tutti gli psichiatri che lo visitarono lo ritennero assolutamente sano di mente. Uno di essi esclamò: “E’ più normale di quello che sono io dopo che l’ho visitato”. Non si poteva ritenere nemmeno che egli odiasse gli ebrei o fosse animato da fanatismo antisemita. Forse è proprio questo l’aspetto che più spaventa: uomini come Eichmann non sono demoni o mostri feroci, sono tecnici che eseguono comandi, si somigliano e ci somigliano. In questi giorni sulla Stampa, invece, è stata pubblicata una lettera inedita di Primo Levi: “A mio parere, sarebbe assurdo accusare tutti i tedeschi di allora; ed è ancora più assurdo coinvolgere nell’accusa i tedeschi di oggi. È però certo che una grande maggioranza del popolo tedesco ha accettato Hitler, ha votato per lui, lo ha approvato ed applaudito, finché ha avuto successi politici e militari; eppure, molti tedeschi, direttamente o indirettamente, avevano pur dovuto sapere cosa avveniva, non solo nei Lager, ma in tutti i territori occupati, e specialmente in Europa Orientale. Perciò, piuttosto che di crudeltà, accuserei i tedeschi di allora di egoismo, di indifferenza, e soprattutto di ignoranza volontaria, perché chi voleva veramente conoscere la verità poteva conoscerla, e farla conoscere, anche senza correre eccessivi rischi.
Egoismo, indifferenza e ignoranza volontaria non sono per caso questi anche i mali dei nostri tempi? Il rischio di ogni ricorrenza è quello che diventi una “celebrazione retorica”. Magari oggi sui social scriveranno per non dimenticare anche quelli che pochi giorni fa inneggiavano ai vecchi tempi “quando c’era lui” e allora,per favore, non banalizziamo. ESERCITIAMO LA MEMORIA quotidianamente, non pensiamo solo alla formalità delle commemorazioni: utilizziamo questa data per approfondire le nostre conoscenze che non sono mai troppe, regaliamo un libro ai ragazzi, guardiamo un documentario o una pellicola. Sicuramente ci sono tanti problemi in questo mondo, ma difendiamo con la forza del pensiero e della cultura la nostra democrazia e la nostra libertà. Prendiamo per mano il testimone della storia, solo così i tempi in cui gli uomini erano numeri non torneranno mai.
In allegato, la mail inviataci dal comitato provinciale dell’Anpi della Provincia di Frosinone con tutti gli eventi in programma per la Giornata della Memoria. A nome dell’Associazione Culturale L’Indifferenziato ringrazio profondamente per l’impegno costante e prezioso l’Anpi e il Presidente Provinciale Giovanni Morsillo.
Martedì 27/01/2015: A Boville Ernica sarà celebrata la Giornata della Memoria con un recital di poesia e di letture da testi della deportazione. la celebrazione, ricca di momenti di rievocazione scenica, di commenti musicali dal vivo e di contributi di riflessione e di memoria di vari soggetti, fra cui l’ANPI provinciale. La manifestazione si terrà alle 18:30 presso il santuario di S. Liberata; è organizzata e sarà gestita dalle associazioni Il Ponte Levatoio di Isola del Liri e Libertà è partecipazione di Boville.
– Giovedì 29/01/2015: alle ore 09.30 ad Alatri, presso il Liceo Classico si terrà una conferenza sul tema dello sterminio, organizzata dallo SPI-CGIL e dalla Rete degli Studenti Medi. Anche qui sarà presente l’ANPI Provinciale, che porterà il suo contributo alla riflessione ed alla memoria. Siamo in attesa del manifesto, che trasmetteremo non appena ricevuto.
– Giovedì 29/01/2015: alle ore 15.30 a Frosinone, presso il teatro ARCI (stazione ferroviaria), si terrà ne pomeriggio un’assemblea degli studenti medi sul tema della Memoria dello sterminio. All’assemblea parteciperà il presidente provinciale dell’ANPI.
– Venerdì 06/02/2015: a Ceprano, ore 10:00 presso la Sala consiliare, si terrà una conferenza sulla Memoria dell’Olocausto organizzata dall’Amministrazione comunale e destinata agli studenti delle scuole ed ai cittadini. La conferenza sarà tenuta da Lello Dell’Ariccia e dal nostro Presidente provinciale. Lello Dell’Ariccia, ebreo scampato alla deportazione che narrerà, oltre agli aspetti storici e generali della persecuzione del suo popolo, le vicende della sua famiglia e delle vittime dello sterminio fra i suoi parenti (anche una cuginetta di pochi anni che subì la sorte della deportazione e della morte nel campo di concentramento. Giovanni Morsillo affronterà il tema della comprensione degli avvenimenti storici al fine di costruire non solo una memoria ma una consapevolezza dei rischi che l’umanità corre e delle responsabilità che su essa gravano per impedirne il verificarsi.