Il sonno della ragione genera mostri è un quadro del pittore spagnolo Francisco Goya realizzato nel 1797. Credo che l’espressione utilizzata dall’artista spagnolo riassuma perfettamente anche una vicenda culturalmente di gran lunga inferiore: le vicende locali legate alle elezioni provinciali 2014.
Le notizie che in questi giorni leggiamo sui giornali locali ci fanno capire di quanto sia grave la situazione a Frosinone e dintorni: la politica vista come un fatto personale, un partito il Pd, l’unico che piaccia o meno davvero strutturato, divenuto campo di battaglia di una guerra giocata dai soliti generali, solamente per interessi personali e economici. Una situazione che sta passando sulla testa di troppi cittadini non informati, grazie ad un assurda legge che permette alla politica di nominare la politica. Nessuno parla di programmi, tutti parlano, invece, di conte interne ed esterne o accordicchi più o meno segreti con personaggi di dubbia moralità appartenenti anche a diversi schieramenti. Non conta il partito, non contano men che mai le idee, conta raggiungere un obiettivo.
Ma davvero tutto questo accade per un’istituzione vecchia e depotenziata come la provincia? È chiaro anche ad un bambino che la balcanizzazione democratica avviene per questioni molto più importanti, nelle quali rientrano ancora una volta la Saf e il Cosilam: questi luoghi sono divenuti il simbolo di una mala politica che non vede questi enti come strumenti per lo sviluppo e l’ammodernamento del territorio, ma come spazi da controllare a tutti i costi.
Si rischia un assurdo che farebbe diventare la situazione provinciale ancora più paradossale: mentre il centrodestra non ha personaggi da spendere per la competizioni, il Partito Democratico si divide in due e rischia addirittura di non presentare una lista con il proprio simbolo. Siccome l’avversario non c’è, si può continuare la faida interna pensando di accordarsi con gli avversari: l’area che fa riferimento al senatore Scalia con l’Ncd, l’area che si riferisce a Francesco De Angelis con FI. Il primo vuole far addirittura votare alle consultazioni interne anche il nuovo centrodestra nonostante ci sia una chiara maggioranza dei sindaci di centro sinistra. Il secondo, invece, presenta Schietroma (Psi) come candidato Presidente: lo stesso bocciato solo cinque anni fa dai cittadini. Praticamente il voto popolare, in questo caso, sarebbe superato dagli accordi di palazzo. Siamo diventati un ostacolo per i manovratori, possiamo vederla anche così la situazione. Rende ancor più surreale la situazione il fatto che da poco entrambi si riconoscono nelle due correnti renziane del partito.
Probabilmente la ragione è scomparsa definitivamente, non si è addormentata. Mentre le scuole avrebbero bisogno di investimenti, la crisi ha falcidiato la maggior parte delle nostre aziende, le strade provinciali sono essenzialmente un colabrodo, l’attuale classe dirigente ci fornisce uno spettacolo dell’assurdo, figlio di un derby che appassiona solamente i protagonisti, mentre ha stufato tutti i cittadini che sperano finalmente in un cambio di rotta che possa portare nuovi metodi, un’ efficiente gestione amministrativa e una politica degna di questo nome. Sotto questa bandiera dovrebbero unirsi tutte le persone volenterose e oneste che ritengono sia superato ogni limite tollerabile: siamo all’ultima spiaggia e ci divertiamo a scavare il fondo del barile.
Concludo condivedendo e facendo mio l’appello della Consigliera Regionale, Daniela Bianchi: “L’appello che faccio è di uscire da questa impasse e di iniziare a fare dei partiti di centro-sinistra, del PD, anche nella nostra provincia, quella forza innovatrice capace di dare la svolta e di aprire una nuova fase”.
C’è chi dice no!un gesto forte, che spero possa portare ad una profonda riflessione il Pd frusinate:
“Manca sempre un processo decisionale. Dimissioni per aprire una nuova fase del Partito Democratico.
Un clima di vera e propria emergenza nazionale politica ed economica dal 16 novembre 2011 ha portato, a nostro avviso sbagliando, il Partito Democratico assieme alle destre al governo del nostro Paese.
Tuttavia, il 27 febbraio 2014, il Partito Democratico dando in Direzione nazionale una rara dimostrazione di compattezza, con 121 SI su 125, ha votato la propria adesione al PSE, collocandosi in modo chiaro all’interno della realtà progressista europea.
Quest’ultima decisione confina nell’ambito delle equivoche strategie non politiche volte solo a porre rimedio alla non autosufficienza parlamentare, la scelta, a nostro modo di vedere sbagliata, di convivere al governo con forze che esplicitamente si richiamano al centro destra.
La natura dell’alleanza con cui Nicola Zingaretti governa la Regione e la scelta progressista europea operata dal Partito impongono comportamenti conseguenti anche in questa provincia.
Nel mondo ideale che cerchiamo di costruire il Partito Democratico avrebbe dovuto farsi parte attiva di una candidatura che sostenesse una prospettiva di governo progressista, di centro sinistra che, conseguentemente, escludesse alleanze con forze politiche che si richiamano alla destra ed al centrodestra e presentarsi in questa provincia con una propria lista: una ed indivisibile, tanto più che è sganciata dall’indicazione del presidente e che è possibile il solo voto di lista.
Queste considerazioni rendono centrale un interrogativo: a che cosa serve la segreteria di un partito?
Noi crediamo che quanto meno serva a costruire processi decisionali. Gli appuntamenti dove questa capacità andava misurata non sono mancati: il rinnovo del Cosilam, il rinnovo della SAF, la scelta del candidato presidente della Provincia.
Rispetto al rinnovo del Cosilam la funzione di indirizzo che il Partito Democratico ha dato è stata semplicemente bypassata dai sindaci. Per la considerazione che ne hanno avuto i primi cittadini prenderla o non prenderla quella posizione da parte di Ufficio politico e Segreteria sarebbe stato lo stesso.
Quella doveva essere una avvisaglia che questo processo non aveva funzionato e che intanto bisognava chiedersi cosa non era andato. Ci sono due interpretazioni possibili a mio parere. La prima è quella che purtroppo è quella qui dentro generalmente condivisa: interessi e pressioni esercitate da gruppi di potere di assetto variabile quella volta hanno spinto per una soluzione di quel genere. La forza di questi gruppi era più forte di quella che ha esercitato la Federazione provinciale del Partito Democratico, l’istanza territoriale più alta del più grande partito italiano, uno dei più grandi d’Europa. Già lì è emerso un problema di natura della leadership. La seconda interpretazione è quella che bisogna costruire un consenso dal basso, bisognava costruire un processo di mediazione, coinvolgere di più i sindaci….bla, bla, bla….
Partire dal capire cosa non ha funzionato è la base di qualsiasi processo di reingegnerizzazione e che vale anche per aziende, per associazioni e per partiti.
Sulla vicenda SAF, nonostante gli sforzi fatti e la produzione di un documento che è un documento di realtà, avanzato, ma di realtà, non si è voluto dare ai sindaci nessun criterio misurabile, nessun criterio ragionevole, nessuna griglia di valutazione per scegliere con cognizione di causa e la coscienza un po’ più leggera, chi deve guidare una delle aziende più importanti per la vita di Cinquecentomila persone. Addirittura non si è avvertita la necessità di capire questi candidati che cosa vogliono fare nella SAF. Il documento prodotto dalla Federazione del Partito Democratico è brutto? è bello, ma carta straccia? E’ il perimetro entro il quale io mi muoverò? E’ possibile che per un pezzo della classe dirigente di questa terra che sono i sindaci, per fare una scelta è sufficiente sapere che il questo è sostenuto da quello e che quell’altro è sostenuto da quegli altri?
Chissà, magari a questa finalissima si sarebbe potuto assistere lo stesso perché tra tanti, che sulla scorta di criteri di competenza e capacità si sarebbero potuti presentare, davvero solo Vicano e Scittarelli avrebbero avuto la capacità di capire quali sono i quattro libri da aprire, i tre esperti da interpellare, le due buone prassi in giro per l’Europa da andare a visitare e da invitare, il progetto europeo su cui andare a prendere i soldi per rivoluzionare ed efficientare. Eppure la SAF impatta un tema sensibilissimo come è quello dei rifiuti in una zona di frontiera. Cosa c’è di peggio mi chiedo, cosa c’è di più sensibile? Spero di essere smentito, ma ad oggi non c’è un codice etico, le solite carte che ci devono stare penserà qualcuno, non c’è un bilancio sul sito internet, non si sa quali sono i comuni inadempienti….eppure quello che si sente dire è soltanto questo è sostenuto da quello e che quell’altro è sostenuto da quegli altri e qualche sindaco che rivendica posizioni turbocampanilistiche.
La mancanza di un processo decisionale, perché evidentemente la natura di questo accordo sulla segreteria provinciale più passa il tempo e più non alimenta il motore della autorevolezza di questa segreteria, arriva alla scelta del candidato presidente della provincia.
Siamo maggioranza schiacciante in questo territorio. Siamo centrosinistra, nella prospettiva europea che richiamavo all’inizio. La destra, per le sue divisioni, per il prezzo da pagare riguardo alla sua dimostrata incapacità di governo quando è stata chiamata ad esercitarla, oggi non è un avversario. La certezza che la vittoria sarà da questa parte fa scatenare la più indecente delle battaglie INTERNE ad un partito che si sia mai vista. Due aree politiche, che si dichiarano renziane, ma che lacerano il PD da mesi per eleggere un Presidente di un Ente che il segretario del PD ha dichiarato inutile e da cancellare. Proprio non ci appassiona una discussione che poco interessa i cittadini e che ha come scopo unicamente il rafforzamento dei gruppi dirigenti attuali che con le loro continue divisioni stanno fortemente dilaniando il PD.
Rischiamo, chiunque vinca, di produrre una amministrazione di questo ente di secondo livello che è la Provincia deforme politicamente. Rischiamo di mettere in cattiva luce se non proprio di bruciare due esponenti di primissimo piano del centrosinistra come sono il sindaco di Ferentino Antonio Pompeo e il coordinatore nazionale del PSI Gianfranco Schietroma. Esponenti loro due, che per storia o freschezza, competenze, se si fossero create le condizioni per fare squadra assieme, avrebbero contribuito indubbiamente a far rialzare la testa a questo territorio. Un territorio per cui il ruolo della Provincia deve essere quello di una cabina di regia in grado di:
fare economia di scala (penso alla stazione unica appaltante in grado di abbattere costi ed inutili duplicazioni)
pianificare una strategia europea divenendo un incubatore di progetti ad area vasta che in raccordo con il livello regionale ottimizzi ed impieghi tutte le risorse disponibili per lo sviluppo del territorio in dimensione provinciale.
coordinare tutte le attività di gestione del territorio: difesa del suolo, viabilità, bonifiche, in modo da evitare frammentazioni inutili, inefficaci e dispendiose sia in termini economici che di aggravio della macchina pubblica.
E non basta nemmeno che ce ne dicano di tutti i colori pezzi importantissimi del mondo dell’impresa o del sindacato. Ma la cosa più grave che si sta producendo è il disinteresse schifato che creiamo nei cittadini, che poi, però, quando all’improvviso si iniziano a presentare organizzati ed in migliaia, come accaduto per la manifestazione sulla sanità in questa provincia di giovedì, un problema politico bello grosso ce lo creano.
La sostanza è che non si vuole creare processi decisionali. In questo modo a decidere non è il partito che attraverso il travaglio del confronto arriva alla soluzione a cui tutti si attengono. No.
Tutta la discussione si deve tenere schiacciata in tutti i contesti col “Questo sta con quello”, tutto si decide sull’emergenza, col corollario di insulti, delegittimazioni, accordicchi, ricorsi e controricorsi che indignano e scandalizzano chi avverte la responsabilità di un altro modo di fare Politica.
Il tutto con l’incredibile, ingiustificabile disinteresse dei livelli regionali e nazionali per cui evidentemente la federazione di Frosinone è “Un posto così malfamato e mal frequentato per cui non vale la pena spendere risorse: la spesa non vale l’impresa”.
Sulla nostra mancata rappresentanza all’interno della commissione di garanzia, sulla recente scoperta di questo evento che si ripete tutti i giorni dall’aprile 2014 e sul proporre una coincidenza di date tra due cose che ora non si faranno più come la conferenza programmatica e le primarie, non mi soffermo.
E dunque, a questo punto è il caso di riporsi il quesito precedente: a che cosa serve la segreteria di un partito?
Se tutto ciò che abbiamo descritto accade, accade perché, seppure dotati di grandi capacità umane e politiche, non si ha la riconosciuta legittimazione per opporvicisi, per organizzare processi decisionali condivisi e partecipati da tutti, non si ha la forza dettata dall’indipendenza. Questo è ragione e causa del venir meno delle condizioni di fiducia reciproche dell’accordo che hanno retto la segreteria.
E di questo si deve avere il coraggio di prenderne atto e agire di conseguenza.
“Noi siamo convinti che nella politica le cose si praticano e non si predicano, ringraziando il segretario Simone Costanzo per la stima e la fiducia che mi ha sempre accordato, io mi dimetto dall’incarico all’interno dell’ufficio politico e Riccardo Greco, che anche lui ha sostenuto la mozione di Giuseppe Civati alla segreteria nazionale ed in tutti gli organismi sotto ordinati, presenta le sue dimissioni da questa direzione provinciale.
Non sono congelamenti, non sono dimissioni annunciate, gridate come ogni tanto siamo chiamati ad assistere. Sono nere su bianco.
Aspettiamo la formalizzazioni di quelle annunciate e, a questo punto, il destino dei congelamenti.”
Armando Mirabella