A volte le nostre parole non servono. Basta ascoltare e riflettere sul pensiero dei grandi artisti e pensatori che con grande anticipo riescono a scrivere righe di scottante attualità. Ci fanno esclamare, ” sembra scritta proprio per quello che è successo ieri,l’altro giorno o un mese fa”.
La canzone e il testo sono di Fabrizio De Andrè e sono stati scritti nel 1996 e fanno parte dell’album Anime Salve che sarà definito dallo stesso autore, nel corso di un concerto, un discorso sulle libertà. Smisurata Preghiera per alcuni critici musicali può essere definita la summa dell’intera opera di De Andrè, il messaggio e il fine ultimo del suo essere cantautore. Buona Riflessione.
Smisurata Preghiera
L’ultima canzone dell’album è una specie di riassunto dell’album stesso: è una preghiera, una sorta di invocazione… un’invocazione ad un’entità parentale, come se fosse una mamma, un papà molto più grandi, molto più potenti. Noi di solito identifichiamo queste entità parentali, immaginate così potentissime come una divinità; le chiamiamo Dio, le chiamiamo Signore, la Madonna. In questo caso l’invocazione è perché si accorgano di tutti i torti che hanno subito le minoranze da parte delle maggioranze. Le maggioranze hanno la cattiva abitudine di guardarsi alle spalle e di contarsi… dire “Siamo 600 milioni, un miliardo e 200 milioni…” e, approfittando del fatto di essere così numerose, pensano di poter essere in grado, di avere il diritto, soprattutto, di vessare, di umiliare le minoranze. La preghiera, l’invocazione, si chiama “smisurata” proprio perché fuori misura e quindi probabilmente non sarà ascoltata da nessuno, ma noi ci proviamo lo stesso.
Alta sui naufragi
dai belvedere delle torri
china e distante sugli elementi del disastro
dalle cose che accadono al disopra delle parole
celebrative del nulla
lungo un facile vento
di sazietà di impunità
Sullo scandalo metallico
di armi in uso e in disuso
a guidare la colonna
di dolore e di fumo
che lascia le infinite battaglie al calar della sera
la maggioranza sta la maggioranza sta
recitando un rosario
di ambizioni meschine
di millenarie paure
di inesauribili astuzie
Coltivando tranquilla
l’orribile varietà
delle proprie superbie
la maggioranza sta
come una malattia
come una sfortuna
come un’anestesia
come un’abitudine
per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo marchio speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità di verità
per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio
e seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli
con improbabili nomi di cantanti di tango
in un vasto programma di eternità
ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un’anomalia
come una distrazione
come un dovere
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