Quanta importanza hanno i titoli dei libri?
A volte un titolo può spaventare , può incutere interesse o lasciare indecisi , può far storcere il naso e far passare direttamente allo scaffale successivo , dove però ci sono i romanzi romantici d’amore che fanno avvertire il leggero bisogno di andare a comprare il Bifidus.
Il titolo di questo romanzo incuriosisce come pochi , ma va premesso che se si cerca un libro che parli di cilindrate , grasso e olio questo è il libro sbagliato.
Se invece cercate qualcosa che provochi riflessioni , anche introspettive , se vi piace viaggiare (nel senso di spostarsi da un posto a un altro… ) con il vento , il sole o la pioggia che battono sul viso , allora questo potrebbe essere il testo giusto.
Autore di “ Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” è Robert Pirsig . Questo nome sulle prime non vi dirà nulla , ed infatti è uno tra i più sconosciuti al mondo , ma questo libro del 1974 vi farà apprezzare senz’altro la sua originale intuizione.
Pirsig è di Minneapolis , classe ’28 ed è scrittore e filosofo. Il libro di cui parliamo è il primo scritto da lui. Ed è ’ il caso di dire ‘buona la prima!’.
Questo romanzo racconta di un viaggio autobiografico , la stessa storia narrata sembra viaggiare su una lunga striscia bianca continua che separa il reale dal metaforico , con l’autore che distrattamente oltrepasserà la striscia una volta da una parte una volta dall’altra mentre cavalca la sua moto attraversando gli Stati Uniti , dal Minnesota alla California , in compagnia di suo figlio Chris.
Il romanzo è caratterizzato da descrizioni particolareggiate e riflessioni filosofiche. Questo stile narrativo aiuta molto la lettura di questo libro che altrimenti sarebbe risultato pesante come una sacchetta di cemento da 50 kg (chell d na’ vota).
Io personalmente non amo le descrizioni , specie se approfondite , perché le trovo noiose anche se fatte con mestiere , ma in questo romanzo mi sono servite come boccate d’ossigeno susseguendosi alle riflessioni filosofiche del protagonista-autore , pur essendo esse interessanti e rivelatrici.
Non so quanto sia stato voluto da Pirsig ma proprio per questo fattore io ritengo che il romanzo sia molto ben riuscito.
Il protagonista parla spesso di un certo Fedro , che non è il famoso ex del GF caduto in disgrazia , ma un uomo che fu vittima delle sue profonde riflessioni che alla lunga lo portarono alla follia.
Nonostante ciò anche il protagonista sembra essere incline a meditazioni molto profonde , soprattutto sul concetto di qualità. Quanto essa è oggettiva e quanto soggettiva? In che modo influenza la nostra esistenza?
Questi sono quesiti sui quali il libro si soffermerà parecchie volte , con l’autore che argomenterà in modo esaustivo tutti i suoi apprezzabili punti di vista.
Ma non è tutto qua , consiglio questo libro perché come detto sa variare e diversificarsi con le sue varie sfaccettature , come ad esempio l’enorme importanza di sapere sempre dove sia tutto ciò di cui si ha bisogno , l’importanza del metodo con cui si affrontano i problemi , ma anche pillole di meccanica , matematica , rapporto padre-figlio , e molto molto asfalto.
Talmente tanto asfalto che ad un certo punto del viaggio il piccolo Chris farà notare con evidente insofferenza al padre che sembra non stiano andando da nessuna parte. Ma un uomo saggio e navigato sa che “non è importante arrivare , ma viaggiare”.
Perché viaggiando si vive davvero , si instaurano rapporti o li si distruggono. E , cosa ancora più importante , si approfondisce la conoscenza di se stessi , nel caso in cui essa non sia ben definita.
Quest’ultima osservazione mi porterebbe a considerare il pensiero pirandelliano espresso in “Uno nessuno e centomila” (trattato nell’articolo precedente) , ma sarebbe un pippone immondo che preferisco non affrontare , evitando così di farmi rinchiudere.
N.B. Da leggere a piccole dosi , è un libro che potrà darvi compagnia anche per un mese pur avendo solo 400 pg. circa , va assimilato con lentezza , anche a stomaco pieno.
Il prezzo è decisamente anti crisi.
A presto.