Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sono principalmente loro gli “uomini soli” protagonisti dello splendido libro-dvd di Attilio Bolzoni. Rispettivamente a venti e a trent’anni dalla loro morte l’autore, che ha memoria diretta di tutte queste orrende stragi, racconta in maniera mai banale e senza alcuna retorica, le vicende umane e professionali di questi “italiani troppo diversi e troppo soli per avere un’altra fine”. Nelle parole di Dalla Chiesa e Giorgio Bocca troviamo la spiegazione a questa solitudine: ” Credo di aver capito la nuova regola del gioco. Si uccide il potente di turno quando avviene questa combinazione fatale, è diventato troppo pericoloso, ma si uccide perche isolato“. Campagne di stampa al veleno, diffamazioni continue, mancanza di poteri, pericolosissime convergenze politico- malavitose hanno portato questi uomini ad essere bersagli facilissimi per Cosa Nostra. Questa, però, è al contempo la storia di persone oneste e per bene con la schiena dritta che non si sono fermate ben sapendo a cosa andavano incontro: gente vera e troppo a posto nell’Italia dei veleni.
Tralasciando le carte dei tribunali e ricordando gli episodi di vita quotidiana Bolzoni ci mostra il carattere umano oltre quello professionale dei protagonisti. Cosa sappiamo veramente su queste pagine che hanno insanguinato la storia d’Italia? La risposta è che sappiamo poco, troppo poco: si conoscono gli esecutori materiali ma mai i mandanti. Chi è stato nella cabina di regia? Gli scenari che si aprono su questo argomento sono raccrapricianti ed inquietanti: sull’omicidio dalla Chiesa Giuseppe Guttaduro, capo mafia del quartiere Brancaccio, disse: ” Ma chi cazzo se ne fotteva di ammazzare Dalla Chiesa. Andiamo, parliamo chiaro. Ma perchè noi dobbiamo pagare sempre le cose e perchè glielo dovevamo fare questo favore? Solo i politici si possono infilare sotto l’ombrello, tu vedrai che nei vari processi quelli che non avranno problemi saranno soltanto politici.”
Il libro inizia con la storia di Pio La Torre, “il nemico di tutte le ingiustizie”, palermitano di un’ altra stoffa ucciso in centro poichè era stato il primo a richiedere una proposta di legge che puntava a classificare tutta la mafia come “associazione a delinquere”. Nella norma ideata da La Torre si ipotizzavano già norme per il controllo dei patrimoni, per l’assegnazione degli appalti pubblici e per l’abolizione del segreto bancario. Nella sua drammatica vicenda si intreccia anche la storia di Sindona e quella dei missili americani. Troppi poteri forti contro un uomo che fin da giovane ha sempre combattuto con i più poveri verso le ingiustizie.
Segue la storia di Carlo Alberto Dalla Chiesa, Prefetto che doveva avere poteri speciali e invece non poteva fidarsi nemmeno dei camerieri della sua residenza. Sapeva troppo di altre vicende, come le carte sul memoriale di Aldo Moro,per questo la mafia lo uccise facendo un “favore” al potere che temeva quell’uomo ligio al dovere. Passano dieci anni e tocchera a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il primo ha sempre perso in vita ed è stato ucciso lentamente, passo dopo passo da Cosa Nostra. Per fermare la sua sete di verità e di giustizia ci sono voluti 500 kg di tritolo e un terremoto.
Paolo Borsellino inizia a morire il giorno della Strage di Capaci e per 55 giorni continua la sua agonia. Sto assistendo alla mafia in diretta, confida alla moglie, ma non si fermerà. Continuerà a cercare di dare giustizia all’amico fraterno Giovanni.
“ Troppo ravvicinate le morti di Falcone e Borsellino, troppo clamorose per rientrare in una logica di mafia pura.Troppo controproducenti,dannose, letali, quelle bombe e quei massacri in rapida successione…E allora perchè Toto Riina e i suoi macellai avrebbero deciso ugualmente di uccidere Paolo Borsellino dopo Falcone?…
…Per anni mi sono arrovellato su tutto questo, poi mi sono dato una spiegazione semplice: Toto Riina non era più utile, Toto Riina è stato messo nel sacco, usato e gettato via, armato e sacrificato. Lui e tutti i suoi lanzichenecchi- il popolo mafioso- dopo le stragi sono stati seppelliti per sempre sotto una caterva di ergastoli. Non usciranno mai più dalle galere. Sono marchiati a viva. Quello che dovevano fare a Palermo, l’hanno fatto. Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino. E tutti gli altri. Non c’è più biosgno di loro. Tanto, ormai lo sappiamo, la mafia cambia sempre. Quelle facce sconce sono diventate impresentabili. Serve una mafia più rassicurante che non abbia il volto di Totò Riina. Una mafia più simpatica, più pettinata e all’occorenza, anche politicamente corretta.