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Vipera Aspis tra leggenda e realtà (parte 1)

L’uomo ha una paura atavica per diversi animali. Tra questi, un posto tra i primissimi è riservato ai serpenti. Nella cultura cristiana i rettili sono stati a lungo associati a Satana e considerati animali demoniaci. Dall’opera di un serpente tentatore, secondo la Bibbia, deriverebbero addirittura le origini delle sciagure umane. In molti casi si tratta di vere e proprie forme di fobia (ofidiofobia) che vanno oltre l’esperienza del singolo, come ha dimostrato una recente ricerca condotta da psicologi dell’Università della Virginia: l’istinto di autoconservazione avrebbe portato l’uomo a sviluppare tale paura per avere maggiori possibilità di vivere a lungo.

In Italia sono presenti diverse specie di serpenti. Semplificando si possono raggruppare in due famiglie:  i Viperidi (vipere) e i Colubri (bisce, cervoni, saettoni, biacchi).

 

Il biacco

Il biacco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La biscia

La biscia

 

 

 

 

 

 

 

Il cervone

Il cervone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il saettone

Il saettone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Solo 5 specie sono velenose, 4 appartengono alla famiglia dei Viperidi e 1 alla famiglia dei Colubri (si tratta del Colubro lacertino, presente solamente nelle aree al confine con la Francia, soprattutto Liguria).

 

TIPI DI VIPERE:

1) VIPERA ASPIS o VIPERA COMUNE: presente in tutte le regioni italiane, ad esclusione della Sardegna. E’ possibile incontrarla sia in pianura che nelle zone montuose. Raramente supera gli 80 cm di lunghezza. La sua colorazione varia, dal grigio al marrone-rossiccio, a seconda dell’ambiente in cui vive. E’ la specie presente nelle nostre zone.

 

2) VIPERA AMMODYTES o Vipera del Corno: presente in Friuli, Trentino e Veneto. In casi eccezionali può superare il metro di lunghezza ma in genere raggiunge gli 80-90 cm. Il suo nome deriva dalla presenza di un corno sul muso. E’ la più pericolosa delle vipere italiane.

 

3)VIPERA BERUS o Marasso: diffusa in tutta l’Italia settentrionale. Gli adulti raggiungono i 70 cm, eccezionalmente possono arrivare a  superare i 90 cm. E’ la specie di vipera che frequenta maggiormente le zone paludose, i ruscelli, le anse dei fiumi.

 

 

4)VIPERA URSINII o Vipera dell’Ursini: diffusa nelle zone dell’Appennino centrale, soprattutto Abruzzo Umbria e Marche, raramente è possibile incontrarla anche sui monti laziali. E’ la più piccola delle vipere italiane, difficilmente supera i 50 cm. Il suo veleno, rispetto alle altre 3 specie, è il meno potente. Il numero di esemplari di questa specie è in costante diminuizione.

Intorno alla Vipera, forse per il fatto di essere praticamente l’unico serpente velenoso presente nel nostro territorio, sono nate numerose storie e leggende piuttosto fantasiose che affondano le loro radici in alcune credenze popolari false.

HO VISTO UNA VIPERA! Sicuramente si racconta di averla incontrata molte più volte di quanto capita realmente per almeno due motivi: 1) le fobie (e quella per i serpenti non fa eccezione) cercano giustificazioni esterne alla spropositata esplosione di sensazioni interiori che la vista dell’oggetto (il “nemico”) provoca. Se tra gli oggetti in questione (i serpenti) c’è quello in grado di mettere realmente a rischio la vita della persona (la vipera), si tende facilmente a vedere il “nemico” più pericoloso anche quando è qualcos’altro; 2) molti serpenti innocui imitano effettivamente i disegni e le colorazioni delle vipere per mimetismo foberico (somigliare ai “cattivi” per spaventare i nemici). In particolare molte persone, prese dalla paura o semplicemente per scarsa conoscenza, scambiano spesso l’innocua “biscia dal collare” (Natrix natrix) per una vipera.

biscia natrix natrix

vipera aspis

 

 

 

 

 

 

 

 

Inoltre la Vipera presenta una notevole variabilità di pigmentazione del corpo che contribuisce ad aumentare le difficoltà di una corretta identificazione.

 

DA DOVE SI RICONOSCE UNA VIPERA

1) PUPILLA VERTICALE. I colubri hanno invece pupilla rotondeggiante.

2) TESTA TRIANGOLARE A PUNTA  con piccole squame. Gli altri serpenti hanno una testa a ovulo con grosse placche regolari.

3) LUNGHEZZA MAX 1 METRO. I colubri possono superare anche i due metri.

4) CODA CORTA E TOZZA. Gli altri serpenti hanno coda sinuosa e allungata.

5) ANDATURA LENTA. I serpenti non velenosi sono molto più veloci e nervosi nei loro movimenti.

6) UCCIDE LA PREDA CON IL VELENO, mordendola e attendendo che il veleno agisca (predatore passivo). Gli altri serpenti uccidono per stritolamento dopo aver rincorso e catturato la preda (predatore attivo).

7) E’ VIVIPARA, partorisce dai 5 ai 15 piccoli. I colubri sono ovipari, depongono 10-20 uova che si schiudono dopo 2 mesi circa.

– IL MORSO HA SEMPRE UNO O DUE FORELLINI ANTERIORI CARATTERISTICI (distanziati di circa 6-10 mm e circondati da un alone rosso) e non tre, come certe dicerie locali raccontano. E’ possibile trovare anche le impronte degli altri denti mascellari (presenti se la bocca del rettile è venuta a contatto con la pelle priva di indumenti), inoltre provoca un dolore locale piuttosto intenso a cui segue gonfiore e cianosi. Dopo qualche decina di minuti, il morso di una vipera, può provocare sensazione di malessere, abbassamento di pressione, cefalea, vomito, diarrea.  Il morso degli altri serpenti invece comporta solo piccole escoriazioni.

Il veleno della vipera è pericoloso anche per l’uomo ma la sua mortalità è sicuramente sopravvalutata. Mediamente in Italia muore una persona all’anno per avvelenamento letale da morso di vipera e solo l’1% delle persone morse.  E’ bene comunque non sottovalutare la pericolosità del suo veleno che dipende: 1) dalla vipera che lo inietta (specie, dimensione, età, pienezza delle ghiandole velenifere). Per causare la morte di un uomo adulto in buona salute occorrono 14-16 mg di veleno. In media la vipera del corno ne inietta 7, la vipera aspis 5, la vipera berus 3-4, ancora meno la vipera ursinii, perciò la dose media di veleno iniettato non è mortale ma trattandosi di valori medi sono possibili anche quantità maggiori; 2) dalla persona colpita (i soggetti a maggiore rischio sono i bambini sotto i 6-8 anni e le persone che non godono di buona salute, cardiopatici, individui particolarmente sensibili e deboli). Un segnale della gravità della situazione è dato dalla difficoltà della vittima di mantenere le palpebre aperte a causa dell’interessamento del sistema nervoso; 3) la sede del morso (collo, tronco e testa fanno aumentare i rischi rispetto a mani e gambe). Pericolosi i morsi che colpiscono direttamente i grandi vasi venosi; 4) la temperatura ambientale (il caldo, per la vasodilatazione, facilita la circolazione del veleno nel corpo).

Nel 20-30% dei casi al morso non segue alcuna inoculazione di veleno. Si tratta dei cosiddetti “morsi a secco”. La vipera preferisce utilizzare il veleno per procurarsi il cibo.

Comunque se si interviene nel modo adeguato, è possibile ridurre di molto il rischio di complicazioni gravi o mortali.

COSA FARE NEL CASO DI UN MORSO DI VIPERA:

MANTENERE LA CALMA. Il maggior numero di morti non sono causati dal veleno del rettile ma da attacchi cardiaci dovuti all’agitazione e alla paura provocati dal morso, come dimostrano le statistiche delle Asl.

IMMOBILIZZARE LA PARTE INTERESSATA DAL MORSO. Eseguire un bendaggio di compressione 5-10 cm a monte della ferita (il bendaggio deve essere stretto ma non troppo). Sdraiare e tranquillizzare la vittima.

CHIAMARE 118 E RECARSI NEL PIU’ BREVE TEMPO POSSIBILE AL PRONTO SOCCORSO. Evitare di far camminare la vittima, evitare il più possibile i movimenti.

SFILARE ANELLI, BRACCIALI E OROLOGI. Il morso fa gonfiare molto la zona colpita.

NON DISINFETTARE CON ALCOOL (favorisce la circolazione del veleno).

NON PRATICARE IMPACCHI DI GHIACCIO.

NON SOMMINISTRARE BEVANDE ALCOLICHE ALLA VITTIMA.

NON INCIDERE LA FERITA.

NON SUCCHIARE IL VELENO.

NON SOMMINISTRARE IL SIERO ANTIVIPERA. Il rischio di uno shock anafilattico o di una reazione allergica è elevato ed è uno dei motivi per cui il siero antivipera è stato bandito dal commercio e dalle farmacie. Attualmente non viene più usato nemmeno presso gli Ospedali. Dai rapporti delle Asl, si nota che in passato il siero ha fatto molti più morti del veleno stesso.

 

Fine prima parte

Seconda parte:https://www.lindifferenziato.com/2012/07/27/vipera-aspis-tra-leggenda-e-realta-parte-2/

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Mirco Zurlo
"Quando non si conosce la verità di una cosa, è bene che vi sia un errore comune che fissi la mente degli uomini. La malattia principale dell'uomo è la malattia inquieta delle cose che non può conoscere; e per lui è minor male essere nell'errore che in quella curiosità inutile".

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