Sabato 26 maggio a San Giovanni Incarico, presso il caffè 03, l’Indifferenziato propone una serata ad alto tasso estetico, culturale e, possibilmente, etilico. L’evento prevede la proiezione di due documentari musicali e un dj set di rock n’roll in molte delle sue varianti, sulle cui note scorrerano le immagini di repertorio di vecchi concerti, filmati, performance e videoclip di band come Stones, Beatles, Velvet Underground e altri grandi nomi del rock n’roll del secolo scorso. Cercheremo di allestire uno spettacolo di luci, suoni e immagini, sperando che il risultato tenga fede alle nostre aspettative. E che sia di vostro gradimento, ovviamente (anche se questo non è poi così importante).
Per quanto riguarda i “rockumentary”, la scelta è ricaduta su DIG! (2004) di Ondi Timoner, e su The Other Side of the Mirror: Bob Dylan at the Newport Folk Festival (2007) di Murray Lerner. Il primo racconta la storia dell’amicizia/rivalità tra i Brian Jonestown Massacre, cult band di San Francisco, e i più popolari Dandy Warhols, del frontman Courtney Taylor-Taylor, in veste di voce narrante del documentario. Attraverso una sorta di “road movie” il regista ripercorre le vicende delle due band, entrambe formatesi nei primi anni novanta, dal 1995 al 2002. Litigi, incomprensioni, arresti, eccessi d’ogni tipo, momenti di noia quotidiana e improvvisi momenti di creatività musicale fanno da sfondo ai diversi percorsi artistici delle due formazioni; da una parte i BJM, gruppo tanto geniale quanto incline all’autodistruzione, che ha sempre gettato al vento qualsiasi opportunità di firmare con una “major” anche a causa della personalità ingestibile e scontrosa del frontman Anton Newcombe. Dall’altra i Dandy Warhols, probabilmente inferiori rispetto ai BJM sotto l’aspetto musicale, i quali però, a differenza di quest’ultimi, hanno saputo sfruttare al meglio le offerte discografiche che il tempo ha gradualmente concesso loro. Basti pensare alla popolarissima Bohemien Like You, utilizzata dalla Vodafone per una sua celebre campagna pubblicitaria. Insomma, se i Dandy Warhols si sono rivelati più “furbi” e disponibili al compromesso per la fama, i BJM hanno sempre risposto con ostinata intransigenza alle sirene dello show business, preferendo mantenere le radici ben salde nell’underground californiano.
Con The Other Side of the Mirror: Bob Dylan at the Newport Folk Festival assistiamo invece al cosiddetto “Dylan goes electric”, la svolta epocale che cambiò per sempre la storia della musica del ventesimo secolo. Nel 1965, Dylan si esibisce al Newport Folk Festival proponendo per la prima volta dal vivo il suo nuovo folk amplificato, intriso di rock and roll e bluegrass, destinato a diventare il suono dylaniano per eccellenza. Ma il pubblico non è ancora pronto ad accogliere la novità; dov’è la chitarra acustica? Che fine hanno fatto i testi di protesta? Cosa ci fanno degli amplificatori e una rockband sul palco assieme al folksinger di Duluth? Fischi, insulti, e Pete Seeger dietro le quinte che cerca di troncare i cavi con un’ascia. Accadde di tutto quella sera. Di lì a poco però, la trilogia elettrica di Dylan vedrà la sua piena e sacrosanta affermazione grazie all’uscita degli album Bringing It All Back Home, Highway 61 Revisited e Blonde on Blonde. Il resto è storia.
Ora vi starete chiedendo quale sia il nesso tra i due documentari. In effetti non c’è (anche perchè non lo ritengo necessario). O meglio c’è, ma non è così evidente. Se verrete avrò il piacere di svelarlo.
Vi aspettiamo copiosi, nella speranza di riuscire a saziare l’apppetito dei vostri occhi e del vostro spirito. Noi dell’Indifferenziato siamo per la bellezza, e faremo di tutto affinchè questo nostro paese non muoia di inedia culturale.
A presto,
Cheers
Intanto potete dare un’occhiata ai trailer
http://youtu.be/84oiQJ1N9To
Ma chella canzone c fa: “po poroppo po po pooo” la mettete?
Se la mettete vengo. Anzi no, non vengo.
No veramente non…non mi va. Ho anche un mezzo appuntamento al bar con gli altri. Senti, ma che tipo di festa è? Non è che alle dieci state tutti a ballare i girotondi ed io sto buttato in un angolo…no. Ah no, se si balla non vengo. No, allora non vengo. Che dici vengo?. Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto, così, vicino a una finestra, di profilo, in controluce. Voi mi fate “Michele vieni di là con noi, dai” ed io “andate, andate, vi raggiungo dopo”. Vengo, ci vediamo là. No, non mi va, non vengo.
A meno che non vieni!!!
Beh certo!
beh se questa la chiami cultura allora stiamo freschi…
potevi organizzare un salotto sullo stile degli Illuminati del XVIII secolo…..almeno una famiglia che voleva mangiare un gelato non veniva disturbata dal rumore e dall’odore di alcool!!
Indignato Kairos,
in effetti stiamo freschi, considerando il clima capriccioso e decisamente poco primaverile che ristagna a San Giovanni Incarico.
Se lei -con il suo commento sprezzante e provocatorio- sperava in una mia replica farcita con offese e insulti, credo che rimarrà deluso. Innanzitutto, lei cosa intende quando parla di Cultura? Erudizione? Corpo eterogeneo di saperi, conoscenze, capacità analitiche e di critica? Oppure crede ancora a una distinzione netta e ancronistica tra cultura ALTA e cultura bassa? una Polonaise di Chopin va bene, Revolution Will Not Be Televised di Gil Scott Heron, no. E’ Così? E’ questa la sua idea di cultura? Perchè io la intendo in un altro modo; per me il termine Cultura racchiude tutto ciò che l’uomo produce e tutto ciò a cui prende parte in quanto membro di un qualsiasi gruppo umano. Questa è una delle definizoni di Cultura elaborate dagli antropologi nel corso del ventesimo secolo.
Ora, tralasciando il fatto che il maltempo ha impedito la piena riuscita dell’evento, lei è salito sulla terrazza del cafè o3 a dare almeno una fugace occhiata a ciò che stavamo facendo? Sa cosa ha significato l’esibizione di Dylan al Newport Folk Festival del 1965, di cui abbiamo proiettato il Dvd? Sa che il nome di Dylan è stato proposto per diversi anni, che piaccia o meno, per la candidatura al Nobel per la letteratura? Senza contare l’importanza che le parole del “menestrello di Duluth” hanno avuto per i movimenti dei diritti civili in America.
Infine, posso sapere che problema c’è nel “rumore e nell’odore di alcool”? Se si organizza un evento culturale è vietato ed eticamente scorretto sbronzarsi mentre si ascolta il rock n’roll di Beatles (che lei apostrofa come rumore), Stones, Kinks, Joy Division ecc.? Alcool e rock n’roll, lo spirito e la musica del diavolo. Dove siamo? In Alabama negli anni ’50? Forse a lei sarebbe piaciuto vivere nel Sud degli Sati Uniti in quel periodo. Sicuramente avrebbe avuto la possibilità di prendere un gelato in un bar per soli bianchi, senza essere infastidito da quei brutti negri che ascoltvano il jazz e si drogavano.
Se avessimo tenuto una lettura pubblica di “Delitto e Castigo” di Dostoevskji con sottofondo musicale di Shostakovich e poi avessimo fumato crack, avremmo avuto il suo plauso? Ci rifletta; nè rumore nè puzza d’alcool.
Indistiniti saluti,
quanto prima le ricomprerò il monocolo frantumatosi al suolo a causa del forte senso di disgusto e ribrezzo che ha provato nel vederci all’opera.
p.s. Io non mi sono mai lamentato delle famiglie che affollano il bar per prendere un cono ostruendo fisicamente il mio approdo al bancone e, di conseguenza, alla ieratica sbronza.
ECCEBOMBO era meglio che te stiv a caseta!
Caro Ppnieglie, ricordati che io “tio trattato sempre come un fratelo”
Peccato che sabato 26 Maggio io lo abbia passato in Capitale…ma effettivamente l’idea di leggere “Delitto e Castigo” (impropriamente tradotto secondo alcuni in luogo de “Il Delitto e la Pena”) con un sottofondo dei Joy Division potrebbe essere un buon connubio al pari del Rum invecchiato con il cioccolato fondente.