7 novembre 2011, Elba. Una pensionata viene travolta dall’acqua mentre si trovava nella propria abitazione. L’esondazione dei fossati Alzi, Pila, Bovarico, Galea, Pian di Mezzo ha provocato anche il ferimento di 5 persone. 2000 gli isolati. In poche ore sono caduti 56 mm di pioggia. 4 novembre 2011, Genova. 6 persone perdono la vita a causa dell’esondazione del fiume Bisagno e dei torrenti Ferreggiano, Sturla e Scrivia. In 12 ore sono caduti 365mm di pioggia. Ingenti danni nella città e nel resto della provincia. 25 ottobre 2011, Val di Vara, Cinque Terre, Lunigiana e provincie La Spezia, Massa e Carrara. 10 morti per le esondazioni dei fiumi Vara, Magra, Taro e altri corsi d’acqua minori. Precipitazioni straordinarie, 520 mm in meno di 6 ore!
20 ottobre 2011, alluvione a Roma e zone a Nord della capitale (Bracciano, Manziana, Anguillara, Campagnano), ma anche a Ovest (Ostia, Infernetto). Una persona perde la vita a seguito di un violento nubifragio che scarica 74 mm di pioggia in meno di 2 ore. 3 marzo 2011, alluvione nelle Marche, nella provincia di Teramo e in Romagna. Piene ed esondazioni dei fiumi Vomano, Tronto, Ete, Chienti, Fiastra, Esino, Misa e altri corsi d’acqua minori, a causa delle intense precipitazioni. La zona più colpita è quella di Casette d’Ete, frazione di Sant’Elpidio a Mare (Fermo), dove straripa l’Ete morto: muoiono due persone, padre e figlia, travolte con la loro auto dall’ acqua. A Venarotta (Ascoli Piceno) un’ anziana perde la vita cadendo in un fosso in piena. Altre 2 persone muoiono rispettivamente a Cervia (Ravenna) e Teramo, affogando all’interno delle loro auto bloccate in dei sottopassi allagati. Danni diffusi, soprattutto nelle provincie di Teramo, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Ancona. 5 le vittime complessive. 1 e 2 novembre 2010, alluvione a Vicenza ed hinterland, area collinari e montane nord ovest del vicentino, aree extraurbane a ovest ed a sud-est di Padova, la Bassa Padovana sud-occidentale, alcuni comuni tra Vicenza e Verona. 540 mm di pioggia caduti in 24 ore nel solo vicentino. 3 morti a causa dell’esondazione del fiume Bacchiglione e di altri fiumi minori causata dalle fortissime piogge nell’area prealpina e pedemontana veneta, unite ad una rapida escursione termica con conseguente scioglimento del manto nevoso presente in montagna. Le conseguenze sono disastrose: 200.000 animali deceduti, 500.000 persone interessate, 140kmq direttamente allagati, oltre 1 miliardo di € di danni. 5 ottobre 2010, nubifragio a Prato e provincia. Un violento temporale scarica 100 mm in meno di 2 ore, 3 cinesi rimangono annegate in un sottopasso con la loro macchina, numerose case e strade allagate, diverse macchine distrutte. 4 ottobre 2010, Genova e il suo hinterland sono stati colpiti da un evento alluvionale lampo eccezionale. A Sestri Ponente straripano il torrente Chiaravagna, Cantarena e Molinassi dopo la caduta di circa 400 mm di pioggia in poche ore sulle alture, 350 a Pegli, 310 a Varazze, 300 a Genova Bolzaneto e Genova Pontedecimo. La pioggia alluvionale e il dissesto idrogeologico provocano 1 morto. 9 settembre 2010, alluvione e colata di detrito nel comune di Atrani (Salerno), costiera amalfitana. Le forti piogge e il dissesto idrogeologico fanno esondare il torrente Dragone che scorre al di sotto del centro abitato. Una persona perde la vita. Questi sono solo gli eventi maggiori, registrati negli ultimi 15 mesi a seguito delle intense precipitazioni che colpiscono sempre più di frequente il nostro Paese. 31 morti, diversi feriti, centinaie di persone senza casa, molte migliaia di animali morti, danni per svariati milioni di euro. Come spiegare tutto quello che sta succedendo? IL CLIMA Molti danno la responsabilità al cambiamento del clima. In effetti, negli ultimi tempi piove in maniera sempre più disomogenea nell’arco dell’intero anno. In molte zone d’Italia, crescono i periodi di siccità, piove in meno giorni ma con maggiore intensità. Le recenti alluvioni hanno dimostrato che bastano poche ore per scaricare il quantitativo medio di precipitazione di mezza stagione. Perché? Per gli esperti, è ormai assodato, la Terra ha un clima dinamico, in perenne evoluzione. Le variazioni delle temperature medie e della modalità di precipitazione sono una conseguenza naturale. Ma fino a che punto si può parlare di cambiamenti naturali? Che qualcosa stia accadendo al clima è sotto gli occhi di tutti. Il 2010 è stato definito dal NOAA (National Oceanographic and Atmospheric Administration) l’anno più caldo in assoluto. Secondo l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), la probabilità che l’aumento delle temperature sia causato esclusivamente da fenomeni naturali è estremamente bassa, inferiore al 5%. Vi sono delle evidenze scientifiche (come l’aumento della concentrazione dei gas serra nell’atmosfera) che mostrano come le responsabilità di tali cambiamenti siano da ricercare nelle attività umane. L’aumento delle temperature ha effetti diretti sulle precipitazioni: – minore frequenza delle piogge; – maggiore intensità dei fenomeni; – maggior numero di incendi; – maggiore frequenza di uragani, tornado e tempeste; – scioglimento dei ghiacciai. LA CEMENTIFICAZIONE L’uomo, si sa, è particolarmente bravo nel costruirsi le bare su cui piangerà i propri simili. In nome e per conto del dio denaro ciò che è illegale, ripugnante nonché pericoloso può trasformarsi in perfettamente legale, condonato e moralmente condivisibile. Il tutto nell’abuso e nel disprezzo estremo della Natura che però, ogni tanto ci ricorda di cosa è capace, rendendoci per un attimo consapevoli della nostra reale condizione. Purtroppo, per certi aspetti, tendiamo a dimenticare in fretta ed a continuare a commettere gli stessi errori. Abbiamo bene stampate nella mente le immagini di quanto successo a Genova qualche giorno fa. In seguito ad abbondanti precipitazioni il torrente Ferreggiano è esondato perché non è riuscito a sfogarsi nel fiume Bisagno già in piena, ed ha ucciso 6 persone. Fino al 1928, l’alveo del Bisagno alla foce misurava 90 metri. Alcuni interventi voluti da Mussolini lo hanno ridotto a 48 metri. Da allora lo spazio per il fiume è rimasto sempre lo stesso, ma di tanto in tanto il Bisagno ci ricorda che del suo spazio originario ha bisogno. La situazione è addirittura peggiorata intorno al fiume, dove sono stati costruiti centinaia e centinaia di palazzi, cementificando di fatto le colline intorno a Genova. La cementificazione comporta l’impermeabilizzazione del terreno. Dove un tempo c’erano terra e piante che drenavano le piogge, oggi c’è cemento che non assorbe nulla. Il problema non riguarda solo Genova e la Liguria ma un po’ tutta l’Italia. Molte città italiane non hanno un piano di evacuazione. Non si fanno esercitazioni di simulazione emergenze. I tombini e gli impianti di scolo sono costantemente sporchi. L’immagine del vigile urbano di Genova che cerca di sturare il tombino con un pezzo di fil di ferro è l’emblema della situazione italiana. Domina l’improvvisazione, si inizia a pensare al problema solo dopo che la catastrofe è avvenuta. Quasi dappertutto si è costruito troppo dove non si doveva (ci sono case costruite sugli argini dei fiumi o su terreni friabili), probabilmente nella consapevolezza che prima o poi ci sarebbe stata la legge di condono edilizio dell’amico politico di turno. Le regioni con i maggiori problemi di dissesto idrogeologico sono, Valle d’Aosta, Trentino, Liguria, Marche, Toscana, Umbria, Lazio, Campania e Calabria. Secondo il rapporto “Ecosistema – rischio 2010” nel Lazio l’88% dei comuni ha abitazioni costruite su aree a rischio. Il 30% ha costruito addirittura su zone classificate come franabili. Solo il 54% dei comuni fa interventi di manutenzione ordinaria, solo il 12% svolge un lavoro positivo di mitigazione del rischio idrogeologico. Significative le parole del geologo Mario Tozzi: “Bisogna che capiamo prima noi che è necessario fare un passo indietro rispetto a scelte non rispettose della natura e del territorio. Riprendere ritmi naturali, rinaturalizzare i corsi d’acqua, ritornare a vivere dove e come si viveva un tempo. Il cemento non serve, bisogna recuperare la terra. Le catastrofi naturali non esistono, la colpa è dell’uomo. Abitiamo in posti dove non dovremmo stare”. Secondo la CIA (Confederazione italiana agricoltori), dal 1950 ad oggi si sono spesi più di 200 miliardi di euro per riparare i danni causati da calamità naturali: sarebbe bastato destinare il 20% di questa cifra ad opere di manutenzione del territorio per limitare le disastrose conseguenze e soprattutto le perdite umane. Non solo. Sono circa un milione gli immobili abusivi, spesso costruiti non a norma e, quindi, a grave rischio in presenza di una calamità naturale. In mezzo a tutto il marcio finora descritto, va fatto un sincero applauso a Sandro Usai (il volontario inghiottito dal fango nell’alluvione delle Cinque Terre, dopo aver salvato due donne) e a tutti quei giovani volontari, molti dei quali non ancora maggiorenni, che hanno indossato stivali e imbracciato pale, dando un prezioso contributo a liberare Genova dal fango e dai detriti. Non è la prima volta che persone comuni e giovani si distinguono per altruismo e senso del dovere. Dei giovani (spesso criticati ingiustamente) questo Paese ha bisogno necessariamente se vuole davvero voltare pagina senza continuare a seguire l’esempio fornito dalla stragrande maggioranza dei nostri governanti (di ogni colore politico). L’Italia ha bisogno di puntare su nuove idee e sensibilità se vuole smettere di essere il Paese degli abusi edilizi, dell’evasione fiscale di massa, dei condoni, degli sprechi di denaro pubblico, della corruzione, delle raccomandazioni, dell’illegalità diffusa. Fonti: – wikipedia.org – fondoambiente.it – ansa.it – corriere.it – genova24.it
L’Italia è il paese del chissenefrega e i risultati sono questi.Poi per porre rimedio c’è il disperato bisogno degli eroi;per le alluvioni ma anche in politica,economia e nel sociale in genere.Di dure lezioni ce ne sono cadute addosso tante,ma non si impara mai.Tutto questo mi lascia un profondo e giustificato pessimismo.
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