Se nel primo articolo mi sono occupato principalmente del Divo, ora è giunto il momento di raccontare la storia dell’eroe Borghese, dell’altro G: Giorgio Ambrosoli. Il nostro racconto ricomincia, venerdì 27 settembre 1974:La Banca Privata Italiana di Michele Sindona è in bancarotta e la Banca d’Italia nomina come unico commissario liquidatore Giorgio Ambrosoli.
Sindona è parte integrante di questa storia e seppur con motivazioni diametralmente opposte si lega alla storia dei protagonisti del nostro racconto. Nato a Patti, in Sicilia nel 1920, si trasferisce a Milano e inizia da subito la scalata che lo porterà al vertice della finanza italiana. Il banchiere si fa conoscere anche all’estero tant’è che il mensile Fortune lo definisce, “uno dei più geniali uomini d’affari del mondo”, per il Times è il “finanziere italiano di maggiore successo”. La svolta della carriera ha un momento preciso, nel 1969 in un incontro notturno con Papa Paolo VI, che lo incarica di vendere il patrimonio immobiliare del Vaticano, da quel momento in poi Sindona è il banchiere del Vaticano. Nel 1972 l’amico del Vaticano compra il 25 % della Franklin National Bank , la ventesima Banca degli Stati Uniti,per 40 milioni di dollari. Nel 1973 però, c’è la caduta vertiginosa di questo impero, le banche registrano una grave crisi di liquidità. Il finanziere siciliano cerca di salvarsi compiendo spericolate azioni speculative nell’area dei cambi. Punta tutto sulla tenuta del dollaroche invece precipita. Cerca nuovi amici politici e amicizie occulte per salvarsi dal crack, iscrivendosi alla P2 di Licio Gelli. Niente lo salverà, le sue banche falliranno e lui diventerà latitante in America.Qui inizia la storia del nostro eroe…
Con grande capacità e soprattutto onesta Ambrosoli svolge il suo compito giorno e notte, cercando di ricostruire la fitta trama di relazioni oscure e complicatissime che l’ex leader della finanza aveva compiuto.Quello che si trova davanti è un quadro desolante e sconcertante in cui la legalità non esiste, dove ci sono numerosissimi illeciti nelle scritture contabili, in cui esistono società come la Fasco che servivano da interfaccia tra le attività legali e quelle occulte della Banca. Il suo compito già molto difficile, diventa ancora più arduo a causa delle numerose pressione e ai tentativi di corruzione che continuamente subisce e perennemente rifiuta. Nel 1975 in un clima ormai insopportabile scrive una lettera alla moglie. In questa possiamo ritrovare tutto lo spessore morale di questo grande uomo che si è messo a servizio dello Stato italiano con umiltà e professionalità.
In questa toccante lettera-testamento possiamo trovare tutti gli ideali del nostro eroe, che non voleva e doveva essere tale perche stava semplicemente compiendo il suo dovere servendo la patria in cui credeva. Il nostro onesto servitore dello Stato nonostante le tensioni, politiche e non, sempre più forti ed insistenti riuscì a completare il suo lavoro. Fu un vero e proprio miracolo.Avrebbe dovuto sottoscrivere una dichiarazione formale il 12 luglio 1979, ma la sera dell’11 luglio tornando a casa, fu avvicinato da uno sconosciuto, questi si scusò con lui e gli sparò 4 colpi di pistola. Lo sconosciuto si chiamava, William Joseph Arico era un sicario fatto venire appositamente dagli Stati Uniti pagato profumatamente per l’omicidio. Nel 1986 viene condannato all’ergastolo ll mandante dell’omicidio: Michele Sindona.
Ora tornando alle logiche del potere e al Divo cosa c’entrano in tutta questa storia? Bastano poche informazioni e alcune dichiarazioni di Giulio Andreotti per capire quanto sia squallido il mondo del potere italiano e quali logiche lo regolano.
Leggendo la sentenza di primo grado del processo Andreotti troviamo importanti spunti di riflessione in quanto «è stato provato» che il senatore Andreotti «adottò reiteratamente iniziative idonee ad agevolare la realizzazione degli interessi del Sindona nel periodo successivo al 1973», così come fecero «taluni altri esponenti politici, ambienti mafiosi e rappresentanti della loggia massonica P2». Andreotti destinò a Sindona «un continuativo interessamento, proprio in un periodo in cui egli ricopriva importantissime cariche governative». Fu «attivo» il suo «impegno per agevolare la soluzione dei problemi di ordine economico-finanziario e di ordine giudiziario» di Sindona e per avvantaggiarlo nel «disegno di sottrarsi alle conseguenze delle proprie condotte». Se «gli interessi di Sindona non prevalsero» fu merito di Ambrosoli, che si oppose ai progetti di salvataggio del finanziere, sostenuti invece da Andreotti, altri politici, ambienti mafiosi e piduisti. Andreotti «anche nel periodo in cui rivestiva le cariche di ministro e di presidente del Consiglio si adoperò in favore di Sindona, nei cui confronti l¹autorità giudiziaria italiana aveva emesso fin dal 24 ottobre 1974 un ordine di cattura per bancarotta fraudolenta». Per concludere riporto l’assurda dichiarazione della “faccia del potere” su Ambrosoli. Questa storia è lo specchio del potere italiano ma anche e purtroppo di buona parte della società italiana.
http://www.youtube.com/watch?v=N0TY2gNziNs&feature=related
Fine seconda parte. Nella prossima parte: I misteri del Caso Sindona.
‘Sel’andava cercando’… una consapevole immunità e una serenità agghiacciante.