In quel meraviglioso periodo storico, intercorso tra la vittoria dello scudetto da parte del Verona e lai??i??arresto di Mario Chiesa, ho trascorso gran parte della mia giovinezza presso lai??i??allora Piazza Regina Margherita in San Giovanni Incarico dilettandomi, insieme ad un drappello di inseparabili amici, nel giuoco del calcio. O meglio, in qualcosa di simile, ma che va compiutamente analizzato, anche per le indiscutibili connessioni sociali connesse ad una semplice partita di pallone ai???alla funtanai???.
In primo luogo, il pallone. Chi portava il pallone era detentore automatico di privilegi. Un primus inter pares, paragonabile solo a Les Claypool dei Primus, appunto. Il proprietario del pallone acquisiva il diritto di giocare sempre e comunque e, se le squadre erano composte da coetanei, poteva schierarsi anche in attacco.
Il campo. Un fazzoletto di asfalto, particolarmente liscio, dalla lunghezza di circa quindici metri e dalla larghezza di circa otto, collocato in pendenza tra la discesa di Via Amilcare Loyola e le Scalette della Piazza, confinante, verso sud con i lavatoi pre – restauro salvatiano e, a sud, con il muro delle ai???monacheai???. Una specie di muro del pianto, uno stargate dellai??i??altezza di circa quattro metri e che rappresentava il limite invalicabile verso una nuova dimensione: la religione cattolica.
Le porte erano costituite da quattro pezzi di pregiato marmo, sottratto da ignoti, ai sopramenzionati lavatoi oppure dalla Fontana Borbonica che faceva da cornice alle gesta dei giovani calciatori non in erba. Lai??i??erba sarebbe arrivata qualche anno dopo sui campi sintetici di illusione adolescenziale.
Lai??i??arredamento era completato da un salice quanto mai piangente e, soprattutto, da un non luogo, una no manai??i??s land, nel senso che non voleva andarci mai nessuno: un rudere post bellico, un tempo adibito a toilette pubblica che nel nostro slang venivano semplicemente ribattezzato ai???gli cessai???. Il relitto era ricoperto da un vomitevole strato di acqua (forse), urina, plasma, eternit e rancore, che dava allai??i??ambiente quel tocco di epatite (A, B, C1 e C2) in piA?. Brividi. Mandare il pallone nei cessi era motivo di infamia per tutti, perchAi?? poi, naturalmente era necessario recuperarlo. Della cosa venivano avvisati anche i genitori e, a volte, miei coetanei partiti per recuperare un super santos da 2.500,00 lire non hanno fatto piA? ritorno a casa.
Le regole del gioco erano piA? o meno chiare. Squadre composte da una numero variabile di calciatori, da tre a dieci, in cui spiccavano immancabilmente figure retoriche quale il ai???portiere volanteai???, topos cinematografici come ai???lai??i??uomo in piA?ai??? (nellai??i??ipotesi di squadre dispari), strani innamorati del pallone quali ai???quello piA? grande che perA? non puA? segnare, perA? se tira in porta e il portiere tocca il pallone prima del goal, allora il goal puA? essere convalidato perchAi?? puA? essere considerato autogolai???, (sul punto si veda G. Pilat ai???Le regole della fontanaai???, ed. 1991, Cedam, Tomo II, pagg. 1323 e ss.).
Ometto le discussioni circa il goal, non goal e a quando una conclusione puA? essere considerata ai???altaai??? ovvero al di sopra di una metafisica traversa, il cui unico parametro di misurazione era costituita dallai??i??altezza del malcapitato portiere di turno. Un portiere nano, in questi casi, dava piA? garanzie di Tacconi.
Le partite potevano avere una durata in minuti, potevano terminare con il raggiungimento di un punteggio prestabilito, oppure concludersi con un laconico ai???chi fa chist vincai??? (espediente che sarebbe poi diventato tanto caro ad un allora imprenditore che qualche anno dopo avrebbe intrapreso una diversa attivitAi?? remunerativa), oppure, peggio ancora, la gara si risolveva repentinamente con lai??i??intervento di un deus ex machina: i genitori oppure ai???quelli piA? grandiai???. E in questai??i??ultimo caso, erano, per dirla con Lino Banfi, volatili per diabetici.
Lai??i??intervento dei bulli in questione era spesso accompagnato da una frase ricorrente: ai???Se non giochiamo noi, vi buttiamo il pallone dentro alle monacheai???. Ora, lasciando stare gli orrori grammaticali e di struttura che siffatta minaccia comportavano, la cosa che veramente faceva paura era la perdita, freudiana, del mezzo pallone ed il necessario ricongiungimento con il ventre materno. Ecco allora che iniziavano le schermaglie, le trattative, le consultazioni, le inevitabili defezioni, le accuse, i tradimenti, la contrattazione. Un giorno un giovane della CGIL si offrAi?? volontariamente di assisterci nella costituzione di una squadra. Tuttavia, cai??i??erano delle regole auree. Delle consuetudini tramandate da generazione in generazione, figlie di un cameratismo e di una visione gerarchica della vita che caratterizzavano il mondo dei piA? grandi. Se, per caso, avevi un fratello maggiore, amico o conoscente, del bullo di turno, potevi comunque partecipare alle partite successive, magari rilegato ad un ruolo non certo grato, perA? almeno facevi parte della pugna e non te ne stavi sul muretto ad aspettare, come Giovanni Drogo, un momento che non arriverAi?? mai. Io, ad esempio, venivo rilegato sempre in porta. Altri venivano adibiti a mansioni da difensore arcigno, ovvero stalker dellai??i??area di rigore del tipo: mettiti addosso a quello la e rendi la sua partita un inferno.
Quanto divertente fosse il tutto, sinceramente, non lo ricordo. Non credo neanche fosse cosAi?? educativo. Non mi ha insegnato a giocare meglio a calcio. Non ha migliorato i miei rapporti interpersonali.
PerA?, per lo meno, ci ha tenuto lontani dallai??i??oratorio.
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eroe!
Ho sempre avuto una grande stima di Stefano Benni ma tu sei mille volte meglio!!! Hai il suo stesso stile nel raccontare la semplice realtà del nostro borgo!
Sto ridendo come una pazza. :-)))) Continuate tutti così.
Ci vediamo stasera in piazza con RTL 102.5.
…ricodri d’infanzia…aggiungerei giusto un accenno alle partite Fontana-Succorte con tanto di fischioni lanciati ad altezza piede da alcuni scalmanati tifosi…
eh si, i grandi che rubavano il pallone. Prima era cosi, i più piccoli avevano timore dei più grandi e portavano rispetto per quelli “grossi”!!!! adesso sempre meno.
Mo…stat a esajerà….
pur non avendo mai avuto il piede destro di Platini e il Sinistro di Maradona, ma che dico……neanche di Skenio agli tiemp d’or…. mi vanto di aver partecipato a numerose partite tra La funtan VS succort e di aver segnato il gooooollll decisivo con esultanza alla Tardelli Mondiali 82 nella partita di decisiva giocata in casa – per conferme chiedere agli sconfitti.
La fomazione della funtan: io( all’epoca “gippone”), baggino, paperino, ma a momenti alterni perchè richiamato continuamente, non in panchina ma …. sul balcone da papà Cionfolone e robertino.
naturalmente portiere VOLANT.
Il ricordo più bello però sono certamente i tifosi e in particolare il capo tifoso, il Bragaglia dei nostri tempi: Fabbriz d Benit!!!!!
Arroccato sull’ecomostro della funtan(gli cess bubblic) munito di fumogeni(vi giuro veri!!!) e mortaretti vari, RUBATI con destrezza dal negozio d zi benit, a cui era stato precedentemente RUBATO, con altrettanta destrezza il super santos con cui si giocava, e accompagnato dai suoi fedeli seguaci: Donat Schillac e il fido massimiglian paraflù!!!!!! che tifosi………………..
GRANDISSIMI.
GRAZIE OGGI PER IERI!!!!
Arancia, mi stai facendo commuovere….che dire: “Alè Bolì!”
Per i più giovani:
http://it.wikipedia.org/wiki/Basile_Boli
a questo punto unitamente ai miei coetanei pre-80ini esigiamo una narrazione relativa alla c.d. “guerra dei razzi”…quando nei mesi di novembre, dicembre e qualche giorno di gennaio la famosa piazza diveniva un quartiere assediato di Beirut. Una sorta di guerriglia urbana tra ceti differenti e soggetti appartenenti a molteplici estrazioni sociali…
attendo…
per la guerra dei razzi vi aggiornerò al mio rientro dalle ferie, ma mi preme fare un riferimento a Bolì e al compianto Piacntin: all’epoca la Pay tv non era presente nelle nostre case, e ci riunivamo agliu Bar d Robert Paglier per vedere le partite, accompagnate da improvvisi e gentili inviti del Barman a consumare qualcosa:” consumaaaaaaaaaaaaattt, sennò arrommor la television e v ne iat alle cas vostr”, con interruzione “involontaria” della trasmissione televisiva ad ogni calcio di punizione e/o azione importante. Bhè, eravamo tutti al bar per asistere alla finale di Coppa dei Campioni tra il fortissimo e favorito Milan e il Marsiglia. Naturalmente il bar si divideva tra milanisti, tra i quali Piacntin, gli antimilanisti puri e tutti noi, antimilanisti infiltrati e finti sportivi, che commentavamo con il compianto le azioni del milan. al gol del marsiglia di Bolì il tradimento: esultanza smoderata e maleducata di gruppo.
Piacntin confidava nella sportività e dopo aver assistito a tanta gioia, dopo il gol francese, mi si rivolse e chiese: ma ch pesc si?
risposta: nu pesc marsigliese!!!!!!!!!!!!!
il marsiglia vinse la coppa, noi c sem mbriacat com gli puerch, ma da quella sera le nostre schedine enn stat sempr addurmit dal flusso magico d piacntin.
….più che l’invito “consumaaaaaaatttttt” primeggiava l’interrogativo ” m si chiamat????è??m si chiamat??”
a simulare la potenziale chiamata del cliente interessato ad una eventuale consumazione….dramma e imbarazzo di noi giovani quando il responsabile ti puntava contestando il servizio fornito dal suo staff organizzativo e i pochi introiti che stava assolvendo nel corso della serata;
a parere dello scrivente queste sono bazzecole in confronto alla prefata “guerra dei razzi”…una tra tutte il danneggiamento della capote relativa alla citroen 2cv d Bogliett…documentatevi, attendo il report.
E come dimenticare le invasioni di campo( con il conseguente annichilimento dei partecipanti alla partita,ormai già consapevoli del destino del buon vecchio super santos di turno)ed il conseguente grido di battaglia ‘manacheee!!!!’ E via! Partiva la bordata verso il cortile dell’ospizio.
Eppoi una nuova colletta per il prossimo mal capitato arancione rotolante.