Nell’ attuale 2020, periodo caratterizzato dal confinamento, o lockdown per i più fichi, causato dall’ epidemia del covid-19, c’è bisogno di una terapia psicologica leggera ed efficace, che ci può aiutare ad apprezzare anche il limitato svolgimento delle solite attività quotidiane che la precarietà del momento ci impone.
Per alleggerire almeno psicologicamente tale situazione, ci si può affidare al pensiero di uno dei padri della filosofia dell’antica Grecia: Epicuro.
L’ attuale condizione appare nostro malgrado quanto mai propizia per ripartire dai veri valori, quelli imprescindibili. Valori che ognuno ha insito in se, ma che facilmente si smarriscono non appena la routine coi i suoi vizi e le sue ridondanze riprende vita dopo ogni evento drammatico, sia esso un conflitto armato, una carestia, una qualsiasi calamità o una pandemia come nel caso attuale.
Poche opere come Lettera a Meneceo sulla felicità, di cui la prima edizione risale al III° secolo a.c., possono vantare per contenuti e concetti tanta attualità. La filosofia epicurea attraversa ben 2300 anni di storia senza perdere un briciolo di valenza, espressa tramite quest’opera fondamentale del filosofo ellenico, sotto forma di una breve ma preziosissima missiva rivolta al suo discepolo Meneceo, personaggio nel quale, nonostante il trascorrere di secoli e millenni, può andare ad immedesimarsi l’uomo odierno che legge tale testo, diventando automaticamente esso stesso allievo dell’autore filosofo.
Un’ iniezione di pura filosofia primitiva che non può che far bene, concentrata in poche decine di minuti di lettura.
Con tale missiva, Epicuro tramanda le raccomandazioni e le istruzioni per cercare, trovare e conservare la felicità.
Essa è intesa come un primario diritto di ogni persona, di qualsiasi età ed estrazione sociale.
Si capisce fin troppo bene in momenti come questo che essere ricchi o poveri, giovani o anziani fa davvero poca differenza quando si vive in ristrettezza, ciò che fa davvero differenza è l’ essere felici apprezzando a pieno ciò che si ha.
Epicuro, tra i vari temi trattati nella lettera, parla del futuro. Esso, afferma, non può essere completamente nelle nostre mani, ma non siamo comunque del tutto impotenti di fronte ad esso, e che ogni nostra decisione e azione può deviare il corso degli eventi.
Rende se possibile ancor più chiaro il senso della sua filosofia quando afferma: “ meglio essere saggi e sfortunati che sciocchi e molto fortunati. E’ preferibile che un’azione pianificata con giudizio fallisca, piuttosto che qualcosa preparata senza ragionarci su venga premiata dalla sorte”
Su ciò si potrebbe disquisire a lungo, ma resta comunque evidente la natura dell’etica del filosofo.
Nei vari e brevi capitoli ci insegna inoltre a non temere l’ira degli dei, a non temere la morte e le sofferenze che questa porta con se, in quanto se siamo vivi la morte non c’è, mentre da morti semplicemente siamo noi a non essere più.
Il suo pensiero si discosta da quelle che erano le antiche credenze popolari che non differiscono dalle credenze popolari attuali
Queste teorie tuttavia fecero si che attorno al secondo secolo d.c., i padri fondatori del cristianesimo screditarono la filosofia epicurea, nonostante essa rappresentò un pilastro fondante della scuola filosofica dell’età ellenica e romana.
In quanto tale venne rivalutata e di nuovo apprezzata nei secoli successivi, ma solo con la nascita e la diffusione di correnti culturali come l’Umanesimo, il Rinascimento e l’Illuminismo.
Questo è un testo che aiuta a resettare l’animo umano, aiuta a riconoscere, riconsiderare ed apprezzare il necessario in ciò che ci viene offerto dalla vita nel quotidiano, riuscendo a tralasciare o per lo meno a rivalutare al ribasso ciò che appartiene al superfluo.
Ci indica la strada per tornare ad essere individui migliori, soprattutto verso noi stessi, prima ancora che nei confronti altrui.
Merita di essere sottolineato infine, il lavoro di traduzione di Giulia Mancinelli per l’editore epicuro.org, che rende quest’opera di facile lettura anche ad un lettore odierno e privo di studi classici come chi scrive questo articolo.
Si pensa che Epicuro stesso, se fosse stato nostro contemporaneo, avrebbe scritto la lettera a Meneceo col medesimo vocabolario dell’odierna versione, che tra l’altro è scaricabile comodamente dal web, il ché risolve alla radice il problema della reperibilità del volume sul mercato tradizionale, in questo particolare periodo di chiusura delle attività commerciali.
“Non si è mai troppo vecchi o troppo giovani per essere felici.
Uomo o donna, ricco o povero, ognuno può essere felice”. Epicuro II secolo a.c.