65 anni fa nasceva una leggenda. Era il 5 settembre del 1946. Al secolo Farrokh Bulsara. Per il mondo Freddie Mercury. Forse scontato ora ripercorrere la sua intensa vita. Lo farebbero e lo stanno facendo in molti. Potrei dire che è nato a Stone Town, la zona antica di Zanzibar, che ha frequentato il liceo a Bombay, in India, che per la crisi economica si è trasferito a Londra dove ha aperto un negozio di abbigliamento, che ha chiuso le saracinesche della sua boutique quando è morto Jimi Hendrix, che nel 1970 ha dato vita ai Queen e allo storico logo: lo stemma reale del Regno Unito con i segni zodiacali dei quattro componenti.
Potrei elencare le sue imprese sia nella vita mondana che in quella privata. Sottolineare quanto sia stato rivoluzionario per il mondo della musica, a partire dal suo look e dal modo di stare sul palco. La teatralità è stata la sua compagna fidata. Potrei realizzare un ennesimo ‘coccodrillo’ ma non è nelle mie intenzioni. Quello che desidero ora è ricordare l’uomo che era. Un eroe fragile e coraggioso come poteva esserlo soltanto Achille. Nella mitologia gli dei dell’Olimpo inviano sulla Terra i loro componenti migliori affinché possano lasciare una traccia indelebile nel minor tempo che è concesso loro. E poi quando la missione è compiuta ecco che se li riprendono.
Oggi tutto il mondo ricorda colui che è stato l’anima dei Queen. La sua figura unica, i suoi lineamenti particolari, il suo accento tipicamente ‘british’, la sua voce immensa e il momento in cui divenne un mito. Era il 13 luglio 1985 quando i Queen presero parte al Live Aid al Wembley Stadium di Londra. Venti minuti che lo consegnarono alla storia. Ricorda che dopo aver raggiunto il picco più alto di una scalata si può soltanto scendere o restare lì per sempre. Gli ultimi anni sono trascorsi nella riservatezza e nel dubbio. Diceva di volersi dare alla lirica e di abbandonare il rock ‘n roll. Se il fisico stava cambiando a vista d’occhio, la voce rimaneva intatta, forse era diventata ancor più bella.
Ci sono canzoni e canzoni, cantanti e cantanti. Ci sono melodie che ti accompagnano per un giorno e melodie che ti restano dentro, che suonano anche quando non le ascoltiamo. Quelle di Freddie fanno parte di queste ultime. Almeno per me. E per questo e per mille altri motivi, giusti o oscuri, che oggi gli scrivo ‘Buon compleanno’.
Quello che mi rimarrà in testa, oltre al fermo immagine che conclude il video – testamento ‘These are days of our lives’, è la dignità con la quale ha affrontato la malattia. Il coraggio con il quale un giorno, nella sua mega villa londinese a Earls Court, quando la morte era ormai vicina, disse ‘Va bene. L’accetto.’ Erano gli dei che lo chiamavano.
E pensare che è vietato celebrarlo proprio a Zanzibar, dove i radicali musulmani vogliono cancellarne il ricordo perché ritenuto “vergognoso” per l’Islam!
bellissimo anche il video che google ha pubblicato come tributo.
http://www.youtube.com/watch?v=RmL_Oz1w-zk
Piccolalena non ci sono profeti in patria,il famoso detto è quantomai vero.Lo stesso vale per Tiziano Ferro e Anna Tatangelo.Però a loro i dei non li rivogliono indietro…