Questa è la storia di un ragazzo. Un giovane di 26 anni morto ammazzato sotto casa per la sua voglia di raccontare la verità. é una storia dimenticata,come accade troppo spesso nel nostro Paese. Siamo nel 1985, la Fondazione Usa For Africa con Michael Jackson registra il singolo WE ARE THE WORLD, Gorbaciov diventa segreterio del PCUS e Bubka è il primo uomo a superare la barriera dei sei metri nel salto con l’asta. In Italia,invece, siamo nel pieno di un periodo denso di piombo, sangue, faccendieri e mazzette.
Giancarlo Siani era un ragazzo allegro: non voleva essere un eroe, voleva soltanto fare per bene e con la schiena dritta il mestiere che amava. Troppo per quell’Italia, esagerato per un corrispondente del Mattino che scriveva di Camorra a Torre Annunziata, fucina di Killer e centro vitale per i clan. I suoi articoli erano pugni in faccia alla malavita e con una costanza fuori dal Comune cercava di ricostruire i legami tra i clan e l’evoluzione delinquenziale delle diverse “famiglie camorristiche”, calandosi nello specifico dei singoli individui. Le sue inchieste arrivarono a scavare sempre più in profondità e fu così che riuscì a capire il piano criminale che stava avvenendo nella sua zona.
il 10 Giugno 1985 Siani scrisse un articolo e da quel preciso momento fu un “morto vivente”. In quel pezzo il “giornalista abusivo”, così amava definirsi, ebbe modo di scrivere che l’arresto del boss Valentino Gionta fu reso possibile da una “soffiata” che esponenti del clan Nuvoletta fecero ai carabinieri. Secondo quanto successivamente rivelato dai collaboratori di giustizia, l’arresto di Gionta fu il prezzo che i Nuvoletta pagarono al boss Antonio Bardellino per ottenerne un patto di non belligeranza. La pubblicazione dell’articolo provocò la reazione sanguinaria dei fratelli Nuvoletta che per difendere il loro “onore” e non passare per “infami” decisero, con il beneplacito di Riina, di eliminarlo.
Colpevole di amare la verità e di non piegarsi alla mentalità mafiosa. Per dirla con le parole del suo cantante preferito, Vasco Rossi, si potrebbe dire ucciso “per ogni volta che era stato coerente”. Siani era un ragazzo umile armato solamente di un’arma semplice, ma capace di rendere inutili pistole e soprusi, la scrittura.
”Puoi cadere migliaia di volte nella vita, ma se sei realmente libero nei pensieri, nel cuore e se possiedi l’animo del saggio potrai cadere anche infinite volte nel percorso della tua vita, ma non lo farai mai in ginocchio, sempre in piedi”. – Giancarlo Siani.