L’inchiesta– Le domande che tutti si pongono sono fondamentalmente due: chi e perchè ha voluto una strage di tale portata? Chi aveva interesse a distruggere la vita di intere famiglie e di lasciare una cicatrice indelebile nella storia dell’Italia? L’inchiesta fu una delle più difficili mai svolte a causa dei numerosi tentativi di depistaggio che partirono dalle ore successive l’attentato rendendo impossibile, o quasi, la ricerca della verità. La prima ipotesi fu quella dello scoppio di una caldaia. Questa pista però svanì subito, sia perché fu ritrovato immediatamente il cratere lasciato dalla bomba, sia perchè nei minuti successivi la strage nell’aria vi era l’inconfondibile odore di polvere da sparo. Le indagini si indirizzarono subito in un ambiente politico ben preciso: quello dell’estrema destra italiana. Ad Avallare questa ipotesi c’era un rapporto molto dettagliato della Digos ma soprattutto le precedenti stragi compiute dagli estremisti neri come Piazza Fontana, la strage di Peteano, la strage della Questura di Milano e quella del treno Italicus. Inoltre, a Roma il 23 giugno del 1980, pochi mesi prima della strage venne ammazzato da estremisti di destra Mario Amato, magistrato che con le sue indagini puntava a far conoscere l’organizzazione della destra neo-fascista.
Gli accusati- Il 26 Agosto 1980 la procura della Repubblica di Bologna emise ventotto mandati di cattura nei confronti dei militanti Roberto Fiore e Massimo Morsello (futuri fondatori di Forza Nuova), Gabriele Adinolfi, Francesca Mambro, Elio Giallombardo, Amedeo De Francisci, Massimiliano Fachini, Roberto Rinani, Giuseppe Valerio Fioravanti, Claudio Mutti, Mario Corsi, Paolo Pizzonia, Ulderico Sica, Francesco Bianco, Alessandro Pucci, Marcello Iannilli, Paolo Signorelli, PierLuigi Scarano, Francesco Furlotti, Aldo Semerari, Guido Zappavigna, GianLuigi Napoli, Fabio De Felice, Maurizio Neri.
Depistaggi- L’inchiesta proseguì spedita su questi binari ma con il passare del tempo venne sempre di più ostacolata dai vari tentativi di depistaggio. Non appena la Procura faceva qualche passo in avanti iniziavano una serie infinita di confessioni, chiamate, ritrovamenti, tutte prive di fondamento e con l’obiettivo di bloccare l’indagine. Il primo depistaggio fu una telefonata che attribuiva la strage ai Nar. Si scoprì in seguito che questa telefonata partì da un ufficio del Sismi di Firenze. Nel video che segue il noto conduttore e scrittore Carlo Lucarelli spiega con precisione e chiarezza tutte le azioni di disturbo avvenute in questo incredibile mistero italiano.
Tutte questo riuscì a fermare l’inchiesta e gli indagati iniziali vennero scagionati dalle accuse. Ci fu il rischio, che la piu grande strage italiana dal dopoguerra ad oggi, venisse archiviata. L’archiviazione di quest’ attentato avrebbe certificato la forza dei poteri occulti rispetto a quello che noi tutti chiamiamo Stato. A questo punto però ci fu la reazione dei magistrati per bene, di tutta la città di Bologna e dei parenti delle vittime che si unirono ne “l’ Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna”.
fine seconda parte